Vince il Rock dei Maneskin a Sanremo 2021, al secondo posto Francesca Michielin e Fedez, al terzo Ermal Meta
Si conclude il 71° Festival di Sanremo 2021, che ha visto trionfare i Maneskin. Per la prima volta nella storia della kermesse, a salire sul gradino più alto del podio è una rock band: un esito unico per un’edizione unica nel suo genere.
Sul palco per l’ultima volta tutti i 26 Big. L’ultimo “quadro” di Achille Lauro sulle note di “C’est la vie”. Co-conduttrici Serena Rossi, che fa commuovere Amadeus, Giovanna Botteri e Tecla Insolia. Ritornano Zlatan Ibrahimović e Gaudiano, vincitore della sezione Nuove Proposte. Ospiti Federica Pellegrini, Alberto Tomba, Ornella Vanoni con Francesco Gabbani, Umberto Tozzi e Dardust
Ecco le pagelle della serata finale di Sanremo 2021:
5 Ghemon – “Momento perfetto”: sentire Ghemon dopo l’Inno Nazionale della Banda della Marina è qualcosa di fuori luogo. Chiamato a rompere il ghiaccio, non scalda a sufficienza. Non è certo un momento perfetto.
6 Gaia – “Cuore amaro”: ritmi sudamericani e i colori a cui ci ha ormai abituati la cantante di Amici. C’è un po’ di Chega e Coco Chanel nel suo brano. Minestra riscaldata? Forse sì.
7.5 Irama – “La genesi del tuo colore”: avrebbe potuto mangiarsi il palco dell’Ariston se non fosse stato per il caso di positività al covid di un membro del suo staff. Il brano cresce serata dopo serata, regalando una sfumatura diversa al suo pezzo. Una bomba di energia.
6.5 Gio Evan – “Arnica”: questa sera, tirato a lucido, con i capelli raccolti, sembra molto più centrato e sicuro nell’esecuzione e nell’intonazione. Merita dunque un voto più alto rispetto alle precedenti serate.
8 Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”: la canzone è semplice e il ritornello ti entra in testa. Non ha voluto effetti speciali e nemmeno strafare. Pulito, sincero, di pancia.
5.5 Fulminacci – “Santa Marinella”: Premio Tenco come esordiente l’anno scorso, un cantautore fresco che si rifà alla tradizione senza stravolgerla. Ma qui siamo alla fotocopia di forme da De Gregori in giù.
5 Francesco Renga – “Quando trovo te”: l’esibizione in finale ha avuto qualche imprecisione. Non è da lui. Ma è la canzone che ha portata ad essere incolore.
Extraliscio feat. Davide Toffolo – “Bianca luce nera”:
8.5 Colapesce e Dimartino – “Musica leggerissima”: spaghetti western, quegli archi fanno disco dance anni 70 e 80, una malinconia di fondo che non diventa qualcosa di peggio perché si aggrappa alla forza di quella «Musica leggerissima» che ci salva nei momenti peggiori. È la preferita delle radio.
7 Malika Ayane – “Ti piaci così”: intepretare non è solo cantare bene. Ci vogliono gli occhi, il corpo, l’intenzione. Malika le ha tutte. Brava.
6.5 Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”: insieme non è andato come speravano. Nonostante il brano porti la firma anche di Mahmood, i due non “spaccano” e difficilmente riusciranno a piazzarsi ai piani alti della classifica. Anche se i fan di entrambi, tramite il televoto, ce la metteranno tutta.
8 Willie Peyote – “Mai dire mai (La locura)”: il suo testo non risparmia le contraddizioni del mondo della musica, ricorda i teatri e i live fermi, si preoccupa per lo sdoganamento del trash. Il premio della critica è meritato.
5.5 Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”: la tradizione del belcanto. Peccato che non ci sia anche quella della bella canzone
7 Arisa – “Potevi fare di più”: finisce il Festival come l’ha iniziato: con un brano emozionante e potente. Un brezioso regalo di Gigi D’Alessio.
6.5 Bugo – “E invece sì”: questa sera entra in scena e canta in maniera diversa. Ha una luce nuova negli occhi e la sua canzone funziona.
8 Maneskin – “Zitti e buoni”: Damiano è pazzesco, un uragano rock che travolge e spazza via ogni regola. Un animale da palcoscenico.
7 Madame – “Voce”: un’altra giovane fuoriclasse e la sua interpretazione è teatrale e di forte impatto visivo.
7.5 La Rappresentante di Lista – “Amare”: la cantante Veronica Lucchesi, in un enorme abito bianco, non ha paura e non sbaglia una nota. Loro sono quelli che hanno fatto il salto più grande, dal profondo dell’indie all’apprezzamento generalista.
6.5 Annalisa – “Dieci”: il 10 del titolo va alla sua voce e lei canta col cuore. La canzone però è un’occasione sprecata.
7.5 Coma_Cose – “Fiamme negli occhi”: l’amore nel loro modo di interpretare questo brano dolce e sincero. La loro storia musicata ci ha conquistati.
7 Lo Stato Sociale – “Combat Pop”: si divertono come bambini e il brano è un testo di protesta contro le contraddizioni della nostra società. Sempre bravi.
4 Random – “Torno a te”: è la canzone più brutta della gara. Le sue interpretazioni sono state le peggiori. Un Sanremo da dimenticare.
6.5 Max Gazzè e Trifluoperazina Monstery Band – “Il farmacista”: stasera è super elegante, impersona Clark Kent. Sempre un passo davanti a tutti anche se la canzone non è delle migliori.
5.5 Noemi – “Glicine”: le rime più scontate del festival e una canzone che sembra scritta pensando ai cliché del festival. Ad ogni ascolto cala sempre di più.
6.5 Fasma – “Parlami”: l’anno scorso è stato la sorpresa dei giovani. Eccesso di autotune ma si conferma un grande autore.
5.5 Aiello – “Ora”: Non è riuscito a trovare la misura vocale e quell’essere perfetto sul palco in modo tale da potersi specchiare alla perfezione col testo. Peccato.