Settimo album per Rihanna, settimo album in sette anni, per una delle regine indiscusse del mondo Pop odierno. Nata alle Barbados, questa ragazza è stata adocchiata un bel giorno da Jay-Z, che l’ha immediatamente catapultata nel musicbiz americano. Da subito il pubblico non le è mancato, grazie alla smash hit “Pon Da Replay”, ed eccoci qua a sette anni di distanza per recensire “Unapologetic”, un lavoro inaspettato per la sua direzione artistica, e che sicuramente non mancherà di creare discussione intorno a se.
DefJam e Management sanno bene che Rihanna è un vero fenomeno mediatico, ed una grandissima macchina da soldi. La sua fama va dai più dispersi stati degli Stati Uniti, ai piccoli villaggi di pescatori in Giappone, e per questo motivo l’hanno sempre spronata a lavorare, e pubblicare un album all’anno, con tanto di Tour continui, non è veramente da tutti.
Prima di “Unapologetic” hai quasi quel senso di saturazione da Rihanna, infuocata negli album “Talk That Talk” e “Loud”, con singoli tutti da top10, spesso tendenti alla musica dance. Ti arriva l’annuncio del nuovo album, e ti chiedi come sia possibile. Eppure “Unapologetic” sorprende:
1. Fresh Off The Runway: Uptempo, dal ritmo incalzante, questa canzone apre il nuovo album di Rihanna “Unapologetic”. Una vera rivelazione quando in questo pezzo urban scopriamo che tra i crediti di produzioni c’è David Guetta, che però si è messo a quattro mani con The Dream nel produrlo. Insomma, Guetta sembra voler sperimentare qualcosa diverso dalla dance music, ed il risultato è davvero convincente ed accattivante. Il brano è aggressivo e caotico, la potrei paragonare ad una sorta di “Birthday Cake” o “Cockiness”, con un appeal più elettronico e modernista.
2. Diamonds: Non ha bisogno di presentazioni il primo singolo estratto da questo album. Da subito la ballad scritta da Sia e prodotta da Benny Blanco e StarGate si è rivelata una carta vincente. Il brano sta ancora girando alla grande nelle radio di tutto il mondo, ed è ad un soffio nella billboard chart per diventare l’ennesima numero 1 di Rihanna. Rimane impresso nella mente il ritornello “Shine Bright Like A Diamond”, cantato da la caraibica un po’ in stile Del Rey. Potente, cinematografica, coinvolgente, questa canzone è stata una vera sorpresa, ed è anche una delle canzoni dove Rihanna riesce ad esprimersi meglio vocalmente, con tutti i suoi limiti chiaramente, perché sappiamo bene che le vocalist d’eccellenza sono altre. Canzone meravigliosa, che ha meritato a pieno titolo di diventare primo estratto.
3. Numb (Feat. Eminem): prima collaborazione, ed avviene finalmente lo scambio di favore con il rapper Eminem. Si mescolano sonorità etniche, caraibiche, moderniste, ed elettroniche in un brano che catapulta l’ascoltatore in una dimensione inedita e particolare. Ridondante ed ipnotico questo pezzo è pura eccellenza, anche l’ospite di primo piano come Eminem, offre una parte rappata di grande qualità, arricchendo il brano. Creatività al massimo, ma forse un po’ troppo psicadelica per diventare un singolo, visto il materiale di successo al momento nelle radio.
4. Pour It Up: Assunto anche uno dei produttori HipHop che si stanno mettendo in grande risalto in questi ultimi mesi, si tratta di
Mike WiLL Made It, che ha prodotto “Pour It Up”, una canzone dalle connotazioni chiaramente HipHop, ed una Rihanna che canta come fosse una delle più dirty ghetto MC’s, con delle odi ai soldi, ai dollaroni, ed alla bella vita. Una Rihanna così piena di Swag non la si sentiva da tempo, ma il brano scivola via senza lasciare troppo il segno. Non ha secondo me il potenziale per diventare singolo, a meno che la Rih voglia ricompattare intorno a se il fanbase Urban, perso parzialmente con TTT e Loud.
5. Loveeeeeee Song (Feat. Future): Anche in questa seconda collaborazione Rihanna ha voluto sperimentarsi con una nuova producer, tale Blue June, e portare con se il rapper Future, anche lui tra i novellini più sorprendenti di questa generazione. “Loveeeeee Song” crea atmosfera, è piuttosto basica nella produzione, ma non è certamente una di quelle canzoni che ti conquistano per la nobiltà del testo, o per l’intensità della produzione. Rimane la, dentro il disco, incastonata come una buona album filler, molto moderna, quasi fredda e distaccata.
6. Jump (feat. Rorrey Fenty): Non posso credere che Rihanna abbia ripreso un classico della musica R&B, come “Pony” di Ginuwine, per altro una delle mie canzoni R&B preferite di sempre! Il ritornello è quello, ma tutto intorno la produzione di questo brano è assolutamente, con contaminazioni Garage, Dubstep, tipiche della musica Britannica. Si scopre che dietro a sto pezzone ci sono le mani di Chase & Status, StarGate, Mikey Mike. Ci si immerge in una sensualità matura e profonda quando Rihanna attacca con il suo ritornello, per poi tuffarsi in atmosfere elettroniche decise. Per me ha tutte le facoltà per diventare singolo, e grazie a questo omaggio a Ginuwine diventa una delle track preferite di questo album.
7. Right Now (Feat. David Guetta): Ci si chiede cosa abbia a che vedere questo pezzo dance in questo progetto discografico di Rihanna, ed in effetti una vera risposta a livello artistico non c’è. Ma se si analizza il percorso di Rihanna si evince chiaramente che questa “Right Now” è il classico paracadute nel caso il progetto non trovare sbocchi utili per le vendite o per una nuova numero 1. La traccia è prodotta dall’onnipresente David Guetta, il DJ francese aveva già collaborato con Rihanna qualche anno fa, ed ora è tornato a bussarle alla porta, portando sul piatto una vera hit da discoteca, con il bpm sopra i 130, e perfetta nel caso le cose si dovessero mettere male. Rimane il fatto che nel concept del disco questo brano non centri assolutamente nulla, un po’ come “Let There Be Love” in Lotus di Christina Aguilera. Promosso, e facilmente diventerà un singolo, ma assolutamente campato in aria… voi che ne dite?
8. What Now: altro nuovo produttore dal nome Ighile per questa piano-ballad, che ti esplode nell’orecchio all’improvviso. Molto particolare l’utilizzo vocale di Rihanna, come fosse una sorta di cantante country-rock degli anni ’90. Poi all’improvviso la produzione si accende, come pure la sua voce, che si libera e brilla per il suo timbro inconfondibile, e per un’inedita potenza. Un brano di grande colore ed intensità, e che richiama molto da lontano personaggi come Vanessa Carlton, Avril Lavigne, o Michelle Branch, forse per lo stile. Una canzone con potenziale, ancora poco certo che possa fare bene come singolo.
9. Stay (Feat. Mikky Ekko): Stay è stata proposta da Rihanna per il suo Saturday Night Live, ed è anche questa una piano ballad, solo che questa volta si limita a rimanere tale durante tutti i 4 minuti del brano. Ad accompagnarla in questa avventura, il cantante alternative pop Mikky Ekko, che duetta splendidamente con la barbadiana. Il brano è di una maturità impressionante, e si avverte grande intensità nell’interpretazione da entrambi i lati.
10. Nobodys Business (Feat. Chris Brown): Contestato e discusso prima della release questo duetto tra Chris Brown e Rihanna. La coppia più discussa del musicbiz degli ultimi anni si riunisce per un inedito, è la prima volta che i due collaborano per una album track, precedentemente i due si erano sostenuti con dei remix, che anch’essi avevano fatto discutere parecchio, specialmente in “Birthday Cake” tratta da Talk That Talk, una canzone piena di espliciti riferimenti sessuali. Con una nuova consapevolezza e maturità invece sfornano questa perla del disco, dove rinasce in un qualche modo il mito di Michael Jackson, in una musicalità raffinata ed esclusiva. La produzione è stata curata da The Dream che in questo caso ha riservato a Rihanna un brano veramente molto potente. Tutte le possibilità per diventare un singolo, ed anche uno di quei singoli di grande successo per conto mio. Vedremo se il management deciderà di optare per “Nobody’s Business” come sequel a “Diamonds”. I due artisti sembrano aver trovato grande appeal e maturità in questo pezzone.
11. Love Without Tragedy / Mother Mary: Sembra di tuffarsi in una canzone anni ’80 in questa “Love Without Tragedy / Mother Mary”, anche qua la produzione è stata curata da The Dream, che con il suo nuovo materiale non è più riuscito a fare gli exploit di qualche anno fa. Rihanna si trasforma inequivocabilmente in una popstar di fine anni ’80, il brano è midtempo, in realtà fatto da due brani in 1. Buona album filler.
12. Get It Over With: riflessiva ed intima, questa canzone ha atmosfere morbide e veramente inedite per l’artista Rihanna. Piacevole all’ascolto, ma manca proprio quel mordente per dare al brano una dimensione. Scivola via come una album filler, molto improbabile la sua scelta come singolo, sicuramente Rihanna ha emozionato di più in altri brani “lenti” di questo disco.
13. No Love Allowed: Non poteva mancare il recall alle origini caraibiche di Rihanna, e questo richiamo viene fatto con “No Love Allowed”. Già dal primo ascolto la canzone mi ha preso al massimo! Prodotta da
No I.D., è una dancehall track morbida, lenta, con la Diva che canta con il suo caratteristico accento isolano. Non ha forse la potenza di “Rude Boy”, o il ritornello di “Man Down”, ma è sicuramente un produzione fresca e piacevole, che a mio gusto personale è una delle canzoni più fighe del disco. A me la Rihanna “originale”, è quella che piace di più, e per conto mio “Rude Boy” rimane uno dei brani più originali e forti della sua carriera. Bel tentativo di “replica”, ma commercialmente non so se questa “No Love Allowed” avrebbe le carte in regola per sfondare.
14. Lost In Paradise: altra midtempo, in questo disco che spiazza per l’enorme differenza tra i precedenti “Loud” e “Talk That Talk”. Questo pezzo invece fonde sonorità avveniristiche con tinte tipiche del rock, ed è una vera esplosione di colore durante i ritornelli che ne fanno una vera perla preziosa di questo progetto discografico.
—
Bonus Tracks:
15. Half Of Me: Poche le bonus track incluse nella deluxe pack del disco. Questo è l’unico inedito, mentre le altre due canzoni sono dei remix di “Diamonds”. “Half Of Me” è una pura ballata emozionale, e sorprende anche qua la migliorata abilità vocale di Rihanna negli anni. Un brano emozionante, ma che non è riuscito a finire nel final cut. Ha qualcosa che mi ricorda “Take A Bow” e quel periodo di ballads uniche e di successo di una Rihanna che rimane comunque più forte sulle uptempo da discoteca. Bello ritrovarla con questo stile, ed è appagante sentire miglioramenti nella sua voce.
16/17. Diamonds remix con Kanye West e DJ Tedsmooth.
Rihanna è la ospite più frequente nella nostra rubrica recensione album, proprio perchè ogni anno ci propone un nuovo lavoro in studio. Rispetto a questo nuovo disco “Unapologetic” ho sensazioni miste. Sicuramente il disco si stacca violentemente dai due precedenti “Talk That Talk” e “Loud”, ed esplora territori inediti per l’artista, puntando maggiormente sulla qualità del prodotto, e senza buttarsi a pesce sulle scontatissime produzioni dance-pop, che però hanno avuto un ruolo molto molto importante nella carriera di Rihanna, basti pensare all’incredibile successo ottenuto da “We Found Love”.
Questo staccarsi per esplorare e creare l’aveva già fatto con “Rated R”, che tuttavia a livello commerciale non ottenne un grande riscontro. Per conto mio quel disco rimane imbattuto per lo stile, l’immagine, l’originalità della musica e dei testi, e la varietà di singoli proposti. “Unapologetic” sembra un nuovo tentativo in questo senso, staccarsi dalla Rihanna facile e danzereccia alla quale i DJ propinano il meglio, per riproporla come vera artista. Un tentativo azzeccato a metà, sebbene il progetto risulti ben amalgamato (eccezion fatta per Right Now), a tratti risulta ripetitivo e forzato, ed alcuni brani non sono altro che delle buone album filler.
Manca anche uno stile proprio di questo disco, ricordiamo che Rihanna ha collegato sempre un’immagine ben precisa ad ogni capitolo, dalla solarità e l’immagine acqua e sapone dei primi due album, alla sua immagine dark di Rated, fino al fuoco acceso di Loud. In “Unapologetic” sembra mancare un cambiamento, una vera evoluzione della specie, come se tentasse di dirci qualcosa, ma non riesca ad arrivare forte e chiara come in precedenza. Forse con l’andare avanti di questa Era, e con dei nuovi video, questa mia idea cambierà, mi è capitato anche con altri album, e mi sono ricreduto ascoltandoli più volte.
Per gusto personale “Unapologetic” mi piace di più rispetto a “Loud” e “Talk That Talk”, sono un ascoltatore piuttosto allergico all’utilizzo delle uptempo da discoteca, ed è risaputo. Ma certamente per chi ha adorato la Rihanna più dance, spensierata ed allegra, questo disco potrebbe risultate troppo statico, quasi incomprensibile. Pure la stessa Navy di Rihanna si divide tra gli estimatori di brani come “Rude Boy” ed “Unfaithful”, ad altri che la preferiscono “Only Girl” o “Don’t Stop The Music”.
Recensione mista significa che questo album, seppure più ricercato e di qualità rispetto ad altri proposti dalla Caraibica, ha comunque i suoi punti deboli. Rihanna prende i suoi rischi, e con “Diamonds” ha vinto la scommessa, vedremo l’andamento dei prossimi singoli. Dopo 7 anni e 7 album, sebbene apprezzi molto la sua musica, vorrei un periodo di “pausa”, ed un ritorno in studio più meditato, tanto lo scettro di nuova principessa del Pop sembra essere già saldo tra le sue mani, e lo dicono le classifiche…
R&B Junk Rating: 3.5/5
Voi cosa ne dite?
Acquistate su I-Tunes il nuovo album di Rihanna!
Attendiamo le vostre contro-recensioni, inviatecele ad info@rnbjunk.com