Non sono un fan accanito di Pink, apprezzo il suo lavoro, ma non posso certo definirmi un collezionista o un appassionato della sua musica. Ho sempre pensato che Alecia Beth Moore (vero nome della cantante) fosse un patchwork di musiche e sentimenti che spazia dal blues al soul, passando per l’r&be centrifugando tutto con il rock. La sua voce roca ma potente mi ha sempre incantato, spesso non aiutata da pezzi all’altezza. Mi è capitato di ascoltare il suo ultimo lavoro, “The Truth About The Love”, e ne sono rimasto piacevolmente colpito, innanzitutto da alcune tracce, ma l’album, nel complesso, risulta più che piacevole e ben amalgamato (dopo tanto tempo mi ritrovo di fronte a un misto di ballads, brani mid-tempo e altri rock, ne avevo abbastanza di cd tutti da ballare o tutti da dormire), che ti spinge ad un secondo, terzo ascolto, fino a farlo tuo.
Il cd si apre in pieno stile Pink con il brano fracassone (nel senso migliore del termine) “Are We All We Are”, giusta presentazione del cd: ottima scelta per un pezzo introduttivo, non penso sarà un singolo, ma rappresenta perfettamente l’idea del disco.
Il secondo brano è stato uno dei tormentoni dell’estate, “Blow Me (One Last Kiss)”: brano divertente, coinvolgente, molto piacevole, accompagnato da un video accattivante. i fan l’hanno adorato, gli altri l’hanno assimilato: non si può fare a meno di canticchiarlo ogni volta che lo si becca in radio. “Try” è una delle mie canzoni preferite del disco: Pink accantona per un attimo il lato più “Caciarone” a favore della sua vena più intimistica. Nuovo singolo, accompagnato da un video elegante e ben diretto: una canzone che ti entra dentro, scava nel profondo.
Si continua alla grande con “Just give me a Reason” che conta il featuring di nate Reuss, frontman dei Fun: brano semplicemente perfetto, in cui due vocalità particolarissime si intrecciano, si alternano, si abbracciano. Mi ritrovo a canticchiarla nei momenti più improbabili. Come singolo farà faville. “TrueLove” è una midtempo piacevole ed orecchiabile: potrebbe uscire come singolo, ma anche come riempialbum funziona benissimo, serve da ponte connettore tra gli ultimi due brani così tranquilli e “How Come You’re Not Here”, pezzo arrabbiato (ma non troppo) che riprende il ritmo del disco.
Pink non ha certo dimenticato la sua vena ironica e divertente (ricordate “Stupid Girls”) e ci riprova con “Slut Like You”: fracassona, divertente, potrebbe pensare di farla uscire come singolo (anche se non è certo la mia preferita) in modo da alternarla a brani più soft. Arriva poi la Pink che canta nel piccolo club accompagnata dalla chitarra: “Beam Me Up” la immagino così. Dolce, dolcissima, la sua voce ti accarezza come il Velluto. L’inarrestabile non si ferma neanche per un attimo ed è pronta a ripartire: tutto il suo carattere si rivela in “Walk a Shame”, una nuova uptempo rock e dinamica.
Ricordate “Get the Party Started”, uno dei primi singoli di successo della cantante? Sembra che ci tenga a ribadire che il weekend è uno dei momenti indispensabili per l’uomo moderno: “Here comes the weekend”, tutti fuori a divertirsi. Un’ultima sferzata di energia in “Where the Beat Go”, Pink dà un ultimo colpetto sull’acceleratore, un brano energico, ma forse il meno forte di tutto il cd. E Alecia decide di salutarci nel migliore dei modi: accompagnata da un piano la sua voce si irradia fino al nostro animo. Cantante rock, soul, r&b, pop? Tutto e di più: ma soprattutto una cantante onesta e poliedrica che parla al cuore dei suoi fan.