Jason Derulo sembra andare a braccetto con il periodo estivo… quando c’è da fare festa o ascoltare musica in maniera spensierata compare lui!
Ormai non c’è estate senza una Hit radiofonica del cantante di Miami ma a questo giro non si è accontentato del successo ottenuto con il lead-single “Want to Want Me” (dopo appena un anno da “Wiggle” che ancora ascoltiamo in giro) e ha voluto pubblicare ad inizio Giugno quello che è il suo quarto studio-album, non a caso intitolato “Everything Is 4“.
Con questo titolo, che a primo acchito può sembrare banale, Jason fa riferimento alla numerologia: il numero 4 è la rappresentazione del senso pratico, della concretezza, e della costruttività delle idee intesa in senso tangibile… Jason vuole rappresentare proprio questo in maniera metaforica con il suo nuovo album, anche se sembra essere più attratto dall’idea in generale che alle specifiche… inoltre Jason non ha considerato che il numero 4 è ritenuto sfortunato in Giappone e in altre nazioni dell’Asia orientale ed ecco registrare un misero bottino di 22mila copie vendute negli States nella settimana di lancio, non andando oltre alla quarta posizione nella classifica dei dischi BB 200.
Forse Jason Derulo studierà meglio la simbologia la prossima volta… ma a parte gli scherzi, iniziamo con il nostro percorso track by track:
1.“Want To Want Me”: Apre l’album il primo singolo estratto dal progetto, la radiofonica “Want To Want Me”. Questo è esattamente il genere di canzoni che ci si aspetta da Jason Derulo, che non si assume quasi mai grossi rischi e punta sempre sull’orecchiabilità. Alla produzione Ian Kirkpatrick, ci troviamo di fronte ud una traccia power pop con riferimenti alla musica anni Ottanta (che riecheggiano un po’ per tutto l’album). Jason Derulo che incontra i Maroon 5? Direi di sì, almeno per quanto riguarda le sonorità, devo dire che il pezzo ricorda abbastanza “Sugar”. Sebbene questo brano non mi abbia convinto molto inizialmente, devo dire che è cresciuto molto con gli ascolti, tuttavia rimane uno dei singoli di Jason che mi convincono meno.
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2.”Cheyenne”: Nella seconda traccia l’ispirazione agli anni Ottanta diventa molto più marcata. Sintetizzatore e percussioni ci danno l’idea di trovarci di fronte ad un brano preso direttamente da un disco di quel periodo, ci pensa il buon Jason a spezzare l’incantesimo e a catapultarci nuovamente nel presente. Alla produzione ritroviamo Kirkpatrick con l’apporto di The Monsters and the Strangerz. Il brano è una traccia power pop anche in questo caso, più ricercata però rispetto al primo singolo estratto, e ciò non va ad inficiare affatto sull’orecchiabilità. Questo pezzo mette in luce le qualità vocali di Jason, che fa un buon uso del falsetto. Tra le mie favorite del disco.
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3.”Get Ugly”: Ecco l’uptempo Pop-Crossover che vuole viaggiare sulla stessa scia di “Talk Dirty” e “Wiggle” … non a caso è dello stesso producer Ricky Reed a.k.a. Wallpaper. Risulta essere forse meno incisiva delle precedenti hit già citate, ma si basa essenzialmente sugli stessi principi; strumenti a percussione come effetti sonori e con un ritmo che va sempre più ad aumentare, tanto da ricordarci sul finale alcune produzioni di Timbaland per il suo pupillo Justin ai tempi di FS/LS. Le lyrics sono divertenti e in alcuni frangenti Jason propone un flow veloce.
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4. “Pull-Up”: rimaniamo nell’ambito del pop-urban con questa “Pull-Up”. Anche in questo caso Jason cerca di dare vita al vibe delle sue hit più conosciute dal precedente album e di ripetere la magia, ma devo dire con scarsi risultati. Se già “Get Ugly” era meno incisiva, qui direi che ci troviamo ancora qualche gradino sotto. Il beat EDM non mi piace per nulla, il modo in cui vuole mescolare cantato orecchiabile anni ’80 inspired alla base urban non mi sembra molto riuscito. Traccia evitabile. Non soddisfa di certo il pubblico più urban oriented una canzone del genere. Piccola curiosità: nel team di produzione troviamo anche il cantante Charlie Puth.
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5.”Love Like That” (ft. K.Michelle): Si tratta forse dell’unica traccia dell’album che possiamo accostare all’R&B e non solo per la presenza di K.Michelle. “Love Like That” è una cosiddetta crisis-ballad curata da Yung Berg a.k.a HitMaka, che può vantare sul suo curriculum produzioni per Nicki Minaj, Diddy e Tamar Braxton. In questa occasione il giovane producer propone ai suoi assistiti (Jason e K.Michelle) una slow-tempo contemporanea sulla quale i due ammettono i propri errori ma anche la loro attrazione per il frutto proibito. Da esaltare è l’interpretazione vocale, molto sentita da parte di entrambi… e chissà se non fanno riferimento a qualcosa di reale…
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6. “Painkiller” (ft. Meghan Trainor)”: Ritorniamo in ambito pop (che strizza l’occhio alla urban) per questa collaborazione tra Jason e Meghan Trainor, artista reduce del successo ottenuto con il suo album di debutto. Il duetto sulla carta sembrava piuttosto improbabile, ma devo dire che i due sono riusciti a dare vita ad un buon pezzo, fresco e trascinante, che chissà, magari potrebbe essere estratto come singolo in futuro. Le influenze rock e l’apporto di un’inedita Trainor arricchiscono questa traccia, rendendola un esperimento musicale interessante.
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7.”Broke” (featuring Stevie Wonder and Keith Urban): E’ arrivato il momento di tirare fuori l’asso dalla manica! In questo brano, si miscelano sapientemente due generi contrapposti ma vicini come il Soul e il Country con la partecipazione di due leggende dei rispettivi generi come l’immenso Stevie Wonder e la star Keith Urban che per l’occasione sfoggiano i loro strumenti, quindi l’armonica e il banjo, per questa bella track che può tramutarsi presto in una nuova Hit. Jason Derulo, da parte sua, conferisce al brano quel tocco mainstream e addirittura si cimenta in alcuni acuti che erano tipici del compianto Re del Pop, Michael Jackson, e che ascoltiamo anche in altre occasioni all’interno di questo album.
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8. “Try Me” (feat. Jennifer Lopez & Matoma): La seconda parte del disco di Jason come avrete capito è dedicata a duetti con altri artisti. Qui, l’interprete propone una collaborazione con J-Lo e con il producer norvegese Matoma. Ci troviamo di fronte ad una pop-jam con influenze caraibiche nel sound. L’atmosfera è molto rilassata, un brano veramente piacevole da ascoltare questo qui. Le voci dei due artisti si mescolano bene e la loro intesa è convincente. J-Lo è riuscita a tirar fuori il lato più sensuale e dolce di Jason:
I like the way that your body move all over the floor / I’d like to find a way to get lost in you /
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9.”Love Me Down”: Ad aprire questa traccia il suono del basso seguito dal rullante … pochi secondi per capire che ci troviamo alle prese con un sound ispirato agli anni ’80… un sound che però subirà una forte trasformazione durante il ritornello, passando da sonorità funk al pop più contemporaneo come quello ascoltato in “Birthday”… insomma, possiamo dire che Prince incontra Katy Perry per quanto riguarda questo brano, mentre Jason si destreggia tra acuti e falsetto… forse poco virile nel ritornello.
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10.”Trade Hearts” (feat. Julia Michaels): Siamo quasi alla fine dell’album ma c’è ancora tempo per una ballad, questa volta prettamente Pop, anche se a produrla sono gli egregi Pop Wansel & Oakwud. La strumentale si lascia apprezzare tra il suono degli archi, dei fiati e del piano. Il testo è evidentemente il più ‘profondo’ ed ‘emozionante’ dell’album ed è convincente il duetto con l’interessante voce di Julia Michaels.
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11. “X2CU”: Brano prodotto da Danja, che non si discosta dallo stile dell’album (sonorità anni Ottanta). Il titolo è un’abbreviazione di “Ex To See You”. Il testo è molto simpatico, è una sorta di rivincita di Jason nei confronti delle sue ex-fidanzate, che vorrebbe potessero vederlo felice di aver trovato nuovamente l’amore. “I wish my ex the best/ But I hope she see me with my new new”. La canzone è una uptempo pop, si vede chiaramente l’ispirazione allo stile di Prince. Non è male come traccia, però dopo così tanti brani ispirati agli anni Ottanta, per me il tutto risulta abbastanza monotono.
12.”Angel Wings” (hidden track): Chiude l’album questa hidden-track di appena due minuti, dove riassaporiamo sì un po’ di R&B ma che ci lascia anche con l’amaro in bocca, in quanto potevamo trovare un numero maggiore di produzioni del genere a discapito del ‘solito’ Pop-Crossover.
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Conclusioni: Nel complesso “Everything is 4” è un disco che abbiamo trovato piacevole all’ascolto, ma avremmo qualche riserva nel ritenerlo un vero lavoro di qualità. Jason punta troppo spesso sulla radiofonicità, e ciò va a discapito di altri elementi, come la sperimentazione e la cura nelle produzioni. A parte la collaborazione con K. Michelle, non troviamo nulla che sia particolarmente di classe ed ispirato. Sinceramente dopo il precedente disco e hits come “Talk Dirty” e “Wiggle”, ci saremmo aspettati una maggiore sperimentazione in ambito urban, mentre Jason ha preferito tornare al “facile” pop cross-over. L’album è abbastanza coerente nel complesso, anche se il continuo riferimento alle sonorità anni Ottanta può risultare un po’ stancante alla lunga. Le collaborazioni sono molto ben riuscite ed alzano di parecchio il tiro, riuscendo a spezzare un po’ la monotonia e ad aggiungere quel pizzico di brio, che rende più godibile il progetto.
Parlando di Jason come artista, è in giro da un po’ di anni ed è riuscito a collezionare hits su hits, grazie al favore delle radio, ma le vendite dei suoi dischi si sono sempre mantenute piuttosto basse. Lui a differenza di altri colleghi (da lui emulati forse un po’ troppo?) quali Usher e Chris Brown, non può contare su un fanbase molto solido. Musicalmente, al quarto album ci saremmo decisamente aspettati qualcosina di più, ma Jason non sembra essere in grado di spaziare più di tanto. Lui lo definisce il suo disco della maturità artistica, ma noi non vediamo molte differenze rispetto ai singoli che lo lanciarono, come “Whatcha Say” ed “In My Head”.
– Recensione a cura di manuUSH e Davide –