Living my life
The way that I hope
Is leading me to
The great forever
Voglio iniziare questo viaggio musicale con questa frase potente ed emblematica, tratta proprio da questo disco. Un viaggio, proprio così, un viaggio giunto alla sua 11esima tappa, un itinerario contraddistinto da successi, riconoscimenti, maestria, ma anche ostacoli, nemici e sconfitte.
Janet Jackson dopo un’assenza durata ben 7 anni (dall’ultimo album di inediti), ha deciso di pubblicare proprio oggi il suo undicesimo lavoro in studio dal titolo “Unbreakable“.
Il silenzio stampa durato anni è stato rotto lo scorso 3 maggio, con l’annuncio in un video da parte della stessa Janet, che con voce calda e rilassata ha parlato di nuova musica, un nuovo tour mondiale, ed un nuovo movimento. In poco tempo le promesse sono state mantenute, la Jackson è tornata con un tour di grande impatto e successo, che sta già percorrendo gli Stati Uniti, ed al quale ha già aggiunto due legioni.
Il primo singolo estratto dal disco, “No Sleeep” è stato rilasciato a fine giugno, e tutt’oggi siede alla numero 1 della Adult R&B chart americana, per la sesta settimana consecutiva, diventando il singolo più longevo della sua carriera in questa classifica, superando “I Get So Lonley” che nella Adult R&B aveva stazionato 5 settimane consecutive.
Prima addentrarci alla scoperta del disco, vorremmo sottolineare un punto essenziale, forse quello più importante, “Unbreakable” è il primo album prodotto interamente da Jimmy Jam e Terry Lewis dai tempi di “All For You” (anche “Damita Jo” aveva subito diverse contaminazioni). Si tratta della reunion con i produttori che in fin dei conti sono riusciti a fare risaltare meglio tutte le qualità di Janet durante la sua stupefacente carriera, e che hanno sfornato insieme a lei tutti gli album di maggior successo “Control”, “Rhythm Nation 1814”, “Janet”, “The Velvet Rope” ed “All For You”.
Durante questo percorso più che trentennale, questa artista è riuscita a rimanere fedele a se stessa, senza però rinunciare al cambiamento, sia nello stile e nell’immagine, come pure nei contenuti della sua musica. Inaspettatamente, in questo nuovo album sarà possibile scoprire Janet sotto una nuova prospettiva, pur mantenendo un forte legame con le sonorità ed i successi passati che l’hanno resa tanto leggendaria.
Vi voglio prendere per mano, e voglio accompagnarvi in questo viaggio musicale, che è riuscito a sorprendere anche un fan di Janet come me, che la segue e la ammira dalla lontana “Control” Era…! Non ve ne pentirete
01) Unbreakable: la title track è proprio la traccia d’apertura del disco. Janet ed il suo team hanno deciso di rilasciarla in concomitanza con l’inizio dei pre-order del disco. Si tratta di una midtempo che suona come un vero e proprio ringraziamento ai suoi fans, ad i suoi amici, alla gente che ha sempre creduto in lei e non l’ha mai abbandonata nemmeno nei periodi più difficili. Un vero inno ai legami indistruttibili, ed all’amore incondizionato. Vocalmente sicura, in questo brano R&B con un sound retrò molto raffinato, Janet sembra essere irradiata da una nuova luce, ed assolutamente grata per tutto l’amore che ha ricevuto. L’ultima parte del brano apre alla side one del disco… con un invito all’ascolto di questo progetto che si prospetta davvero avvincente.
02) BURNITUP! con Missy Elliott: una prima parte del viaggio che comincia con le uptempo. “BURNITUP!” è la canzone che apre anche il Tour Mondiale, si tratta di una uptempo in pieno stile Janet, che la vede supportata dalla regina della musica HipHop Missy Elliott. Già dal primo ascolto è impossibile stare fermi, la bass-line che accompagna il pezzo è contaminante e velenosa, come pure il ritornello assolutamente penetrante.
When the DJ play this we gon’ dance like no one’s watching
Hey Mr DJ bump the track and won’t you turn it up
I’ma dance all night and I don’t care who’s out there watching us
Just give me that fire, I’ma show you how to burn it up
La canzone è da club, ed esorta il DJ ad alzare alzare il volume. Janet e Missy con questo pezzo vogliono infiammare i club. Sicuramente è una degna erede di uptempo grandiose come “All Nite (Don’t Stop)”, o la più recente “Feedback” (unica vera hit tratta da “Discipline”).
Il vero grande problema della track è quella di essere probabilmente in controtendenza con le tendenze radiofoniche del momento, e nonostante l’energia che trasmette, forse poco commerciabile oggi come oggi. Il brano è stato servito come secondo singolo, e verrà remixato anche dal celebre produttore e cantautore britannico Naughty Boy. Per un fan di Janet questo pezzo è pura droga e vitamina dopo anni di assenza dalle scene. Ma risulta essere un po’ isolato all’interno del progetto.
03) Damnn Baby: é seconda uptempo del disco, ed è qui che troviamo invece una Janet decisamente più contemporanea ed adatta all’attacco verso le radio Urban americane. Il sound é accattivante e cremoso, e potrebbe ricordare delle produzioni “alla moda” del giorno d’oggi, ovviamente con un tocco di classe in più!
Da questa canzone sono stati tratti gli hashtag che anticipavano l’album come #ConversationInACafe. La Jackson nel breakdown della canzone cita se stessa, riprendendo il celebre “break it down” di “I Get So Lonely”. Un brano che a mio modo di vedere avrebbe grandi chance di diventare una R&B hit oltre oceano, sicuramente più della pungente traccia numero 2.
04) The Great Forever: un buon intenditore musicale sa che un disco “concettuale” va consumato ascoltandolo dalla prima all’ultima traccia, per capirne il filo logico, il messaggio intrinseco, il concept. Questa è una regola fondamentale per tutti (o quasi) gli album di Janet Jackson.
Sebbene traccia 1 e 2 fossero state rivelate già prima della release, ho proprio deciso di ascoltare il disco tutto d’un fiato, in una prima listening session. Proprio a questa traccia numero 4, anticipata qualche settimana fa da un anonimo snippet, il viaggio all’interno di questo album si è fatto decisamente più intenso e sbalorditivo.
La prima sensazione all’attacco del beat è quella di ritrovarci davanti ad una canzone pulita, decisa, “timeless” senza tempo… ne sussegue un vero brivido alla schiena sull’attacco vocale di Janet, che vocalmente suona davvero come suo fratello, quasi fosse duettando con lui, in una dimensione quasi stregata, tra la vita e la morte.
Le tonalità della sua voce tornano femminili durante il ritornello, del quale vi ho proposto un’anteprima all’apertura della recensione. Abbiamo assistito (anche se in modo diverso) a questo trasformismo vocale anche in brani del passato come “You”, o “Love Will Never Do (Without You)”, una caratteristica davvero preziosa della sua voce.
“The Great Forever” è chiaramente un omaggio musicale al leggendario ed amatissimo fratello scomparso, ed anche una sorta di sequel d’accusa contro i media (“Scream”)
it might sound strange to you What you think it don’t mean nothing at all
e ancora…
Use your expert criticism? Then maybe you could get a life
Una canzone graffiante e morbida allo stesso tempo, consapevole e matura, come detto prima “senza tempo”. Una midtempo Pop, forse una delle canzoni Pop più solide di Janet da tanti, tantissimi anni…! Il viaggio all’interno di questo album cambia irrimediabilmente con la fine di questo ascolto, si trasforma in una scoperta di una nuova Janet, fedele alle sue radici, ma assolutamente innovativa. Da lasciare senza fiato…
05) Shoulda Known Better: già anticipata in tour, “Shoulda Known Better” è una canzone midtempo pop che ci porta attraverso il suo testo ad una consapevolezza sociale. Era da moltissimo che Janet non parlava più di ciò che accade nel mondo, da troppo tempo forse non aveva più lanciato messaggi sociali attraverso le sue canzoni. Un trademark di famiglia, riuscire tramite la piattaforma artistica e musicale a portare dei messaggi di speranza. Il risultato è un’avvincente sequel di quella che certamente è una delle canzoni più grandiose della sua discografia “Rhythm Nation”. I problemi oggi sono purtroppo sempre gli stessi, e Janet torna a ribadire l’importanza di non dimenticare i dimenticati.
Part Of The Revolution, Ready For Real Solutions, We Won’t Accept Excuses, We Tolerate No Abuses, Cause I Don’t Want My Face To Be, That Poster Child For Being Naive, Why Why Why, I Guess I Shoulda Known Better
Un brano cardine di questo progetto, non tanto per la produzione, quanto per il messaggio. Davvero bello ritrovarsi una popstar di 49 anni, nuovamente in prima linea su dei temi sociali. E sarebbe davvero un sollievo se le nuove generazioni prendessero appunti…
06) After You Fall: prende una piega decisamente malinconica ed introspettiva questo nostro viaggio. “After You Fall” è la prima ballad del disco. Il brano è accompagnato semplicemente dal pianoforte, e mostra una maturità vocale di Janet decisamente sorprendente. Dimenticate le canzoni sensuali e sussurrate, in questo brano Janet, con una tranquillità disarmante, ci abbraccia con emozioni e vibrante calore.
Siamo certi che si tratta di un brano autobiografico, che parla molto probabilmente dei vari drammi subiti, dalla morte del fratello, passando per l’attacco mediatico subito dopo il Superbowl, alle rotture amorose. Un brano vissuto, intenso, e davvero toccante, che ci fa riflettere e ripensare ai momenti di buio, di smarrimento e di solitudine.
07) Broken Hearts Heal: riaccendiamo la luce, e ritroviamo il sole dopo la lunga notte notte, questa midtempo dal sapore retrò è una dichiarazione d’amore verso Michael, se in “The Great Forever” era omaggio vocale, in questo pezzo l’omaggio è famigliare, e scritto esplicitamente nel testo.
Janet apre una finestra sui momenti più intimi, i ricordi, l’infanzia passata a cantare insieme al fratello, ed ci illumina sul loro legame profondo, il loro proteggersi a vicenda (anche in età adulta), in una famiglia decisamente complicata, e di fronte a media senza scrupoli. Il brano è malinconico ma allo stesso momento gioioso, con il proseguire la melodia si fa sempre più incalzante tramutandosi in un variopinto abbraccio musicale verso la persona scomparsa.
I guess you feel I miss you much
There were days like never before
We can’t laugh together till we cry
But our love ain’t no material thing
And shall I see you in the next life!
08) Night: si fa ancora più intensa la luce, e ci porta in questo ritorno di una Janet un po’ più disco-dance. “Night” è una uptempo raffinatissima, con un beat sensuale, di elettronica chic e ricercata. Un pezzo che strizza l’occhio al suo pubblico più LGBT, una canzone trascinante che potremmo linkare facilmente a pezzi come “Thorb” o la più recente “Rock With U”.
Janet suona gioiosa, svagata, felice in questo pezzo da Studio 54, con una bass line molto lineare e delicata, mai invadente, ed una voce trattata con un eco che ricorda molto le sonorità disco anni ’70 ’80. Delicata e divina… grandiosamente versatile. La festa danzante si stempera in uno scroscio di pioggia…
09) No Sleeep con J.Cole: … la pioggia che riapre su atmosfere decisamente più intime, quelle sprigionate dal primo singolo “No Sleeep”. Del brano abbiamo già parlato ampiamente, si tratta di una slowjam che ti abbraccia, e che ti droga dopo tanti ascolti. Non per nulla il brano è risultato decisamente longevo nelle classifiche Urban americane. Non è un singolo strillato e muscolare come poteva essere “Feedback”, pronto anche per il pubblico mainstream, ma un singolo di nicchia, perfetto per riaccendere la passione verso Janet da parte di un pubblico più maturo. Le atmosfere intime vengono accompagnate da un rapper come J.Cole, uno tra i più forti della nuova generazione, e sempre molto attendo a rendere omaggio al passato della musica R&B.
10) Dream Maker / Euphoria: si apre la seconda parte (side two) del disco con questa midtempo, onirica, un po’ bizzarra a tratti, che richiama molto le sonorità Motown. Si tratta anche di un album fatto di omaggi musicali grandiosi, questo “Unbreakable” di Janet. Il brano scorre come una sorta d’intermezzo, e non sembra essere destinato a diventare un singolo. Piacevole e scorrevole, ci fa scivolare verso…
11) 2 B Loved: eccoci nuovamente in un territorio Pop’n’B, e la voce di Janet ci ricorda un po’ celebri hit come “All For You” o “Doesn’t Really Matter”. Anche nella produzione troviamo il classico stile midtempo Jam/Lewis. Il brano è più leggero e spensierato, finalmente una canzone d’amore più sbarazzina “Everybody Needs To 2 B Loved”. Di certo a livello di “potenza” non può essere paragonata alle sopracitate, ma sicuramente è un ritorno gradito di Janet al Pop’n’B.
12) Take Me Away: sempre il pubblico più pop già ha dimostrato grande apprezzamento per questa “Take Me Away”. Una canzone che sprigiona energia da tutti i pori, vitale, semplice ed immediata, assolutamente coinvolgente nel ritmo. Quel Pop pulito, semplice, e chiaro, quello che l’aveva portata ad essere la più amata dagli americani prima del disastro Superbowl (ed un finto perbenismo razzistoide). Il brano è di quelli da ascoltare durante un viaggio, con il finestrino aperto, il braccio fuori, e l’aria tra le dita…
Take me away from here
Just somewhere where we disappear
Take me away from here
Oh somewhere where love has no fear
Io sono notoriamente più orientato verso l’R&B, ma con questo brano prettamente Pop, Janet mi ha decisamente riconquistato, e dopo diversi ascolti è diventata una delle mie preferite del disco. La voce, le armonie, la produzione leggera e spensierata, il beat leggero accompagnato da una chitarra elettrica che chiude sul finale.
13) Promise: torniamo ad atmosfere serie, e troviamo sorprendentemente delle sonorità latineggianti in questa “Promise”, fornita nella edizione americana quasi fosse un interlude. Sembra essere una canzone completa, e pare che nell’edizione UK sarà fornita nella sua interezza.
14) Lessons Learned: da questo momento i fan della Velvet Rope Era potranno sentirsi nuovamente a casa. Sono le chitarre acustiche ed una voce di Janet quanto mai d’atmosfera ad accompagnarci in questo pezzo. Un brano ancora una volta decisamente profondo nelle lyrics.
Janet è sempre stata una vera paladina del femminismo e l’autodeterminazione femminile, ed in particolare rappresentando le donne di colore, doppiamente penalizzate nella vita quotidiana. Il suo imprinting ha dato vita ad artiste come per esempio Beyoncé e Mary J. Blige, entrambe votate da sempre a quel female empowering di cui tanto c’è bisogno, in un america moderna ma per certi versi ancora molto retrograda. Questo step di indipendenza femminile Janet l’aveva già dichiarato nel suo album “Control”, ed il discorso femminista è continuato lungo tutta la sua carriera. In “Lessons Learned” si parla di abuso verso le donne
Lessons learned, the past so more strong
After all the lessons learnedDon’t know which way we should turn
What makes her want to stay
So strong
Una canzone forte accompagnata da un sound tranquillizzante, come l’abbraccio di una madre o di una sorella maggiore. Janet dimostra ancora una volta di avere tanto da dire in questo 11esimo album, e in questo decennio musicale piuttosto vuoto di contenuto.
15) Black Eagle: l’immagine dell’aquila nera è rappresentata proprio sul disco, ed è anche l’immagine liberatoria, con un dispiegamento delle grandi ali, all’apertura del tour di Miss Jackson. Anche in questo pezzo ci ritroviamo immersi in atmosfere velvetropiane. Ma dimenticate il sesso in questo disco, e dimenticate i sussurri…
Questo pezzo è forse uno dei più difficili da interpretare. Di certo si tratta di un rinnovato sostegno verso gli emarginati, i dimenticati della società, ma potrebbe anche essere mappato come un messaggio occulto di ammirazione verso MJ. Il brano, accompagnato da un finger snap ed un basso profondo, ha un’aura di mistero ed è tagliente con il suo testo, senza mezzi termini…
I’m singing this love song to show my support
To the beautiful people who have been ignored
With blind eyes and cold shoulders attacking them
Invisible people they won’t let in
Let’s open our eyes to the true barrier
Stereotypical things are the worst
Stand face to face with the real ugly truth
How would you feel if that was you?
Chiaramente sono rimasto davvero sorpreso da questo ritorno, e da certi pezzi, da certi testi controcorrente con le mode del momento: sesso, droga, e feste…! Questa “Black Eagle” è un altro gran pezzo forte del disco, un gioiello davvero.
16) Well Traveled: vi ho parlato di un viaggio, un viaggio che ho cercato di farvi percorrere servendomi solo delle parole scritte, per riuscire a trasmettervi da uno schermo la grandezza di questo nuovo album di Janet. Un compito davvero troppo arduo… “Well Traveled” è la traccia di pre-chiusura del disco senza bonus track, ed è un pezzone dalla produzione epica. Al suo interno troviamo elementi strumentali di musica indiana, country, e folk, accompagnate da una produzione pop, ed un “eh oh” che rimane in testa. Il sound grandioso si accosta perfettamente al testo della canzone, “non so quando questo viaggio finirà, perché il mondo continua a chiamarmi, la gente mi abbraccia come una vera amica, ed amo tutta questa energia”, canta gioiosa questa donna, che pare essere in un punto davvero iridescente della sua carriera e della sua vita. Ha tutte le caratteristiche di un inno alla gioia in formato Pop acustico, e mi riporta alla mente la Janet più etnica ed internazionale vista in video come “Runaway” o “Together Again”. Una positività ritrovata, che suona come un abbraccio affettuoso.
17) Gon’ Be Alright: dopo momenti di intimità, gioie, malinconie, e messaggi importanti, ecco arrivare la bomba retro del disco: “Gon’ Be Alright”, un vero e proprio omaggio alla musica della Motown, agli anni ’70, ai fratelli Jackson 5, a Michael, e tutte le grandi celebrità della musica Soul, Funk ed R&B.
If you love someone, you betta tell em now… tell em tell em tell em….
In nessun album Janet aveva dimostrato questa attitudine, ma è chiaro che qua si celebrano anche i quasi 50 anni da quanto i Jacksons sono entrati nell’industria musicale, era la fine degli anni ’60 quando Diana Ross li presentò al mondo. Un omaggio alla musica black in toto, un omaggio alle sonorità jacksoniane, ed un’ottima performance vocale da parte della piccola di famiglia. Il brano è sicuramente perfetto per chiudere il disco, vien fa far festa e guardare al futuro con ottimismo….! Nella parte finale Janet a voce ringrazia tutti per l’ascolto…
Quando ti ritrovi ad essere fan di una “vecchia” di 49 anni, che alle spalle ha più di 30 anni di carriera, 10 album, svariati awards vinti, e più di 140milioni di dischi venduti nel mondo, di aspettative te ne fai molte meno, specialmente dopo due insuccessi commerciali “20 Y.O.” e “Discipline”, che anche creativamente sembravano un po’ imprigionarla, ed avevano decisamente meno animo e concetto.
Invece dopo anni di stop ed assenza dalle scene, Janet è riuscita a sbalordirmi con un album davvero coeso, che riesce ad essere allo stesso tempo tradizionale ed innovativo, che varia in una moltitudine di generi senza etichettarla o ingessarla, pur seguendo un filo logico, e mantenendo una grande dignità artistica.
“Unbreakable” è un disco con i controcoglioni, un disco voluto, sentito e vissuto, lo si evince semplicemente ascoltandolo, nella sua voce, nelle sue parole. Il ritorno in studio ha innestato un processo creativo notevole, si è anche re-instaurato il rapporto chiave con Jam e Lewis, un rapporto unico tra artista e produttore, che in quanto a longevità, successo e rilevanza non ha assolutamente pari nel musicbiz. Ma non solo, quest’album ha evidenziato delle qualità vocali di Damita Jo che a tratti potrebbero anche risultare inedite.
Non mi sbilancio se dico che proprio sotto l’aspetto vocale è uno dei lavori più belli della sua carriera. Sebbene notoriamente non abbia mai avuto grande estensione e potenza, il suo timbro risulta nitido, maturo, profondo, e capace di trasmettere emozioni come poche altre sanno fare (anche tra le giovincelle). I cambi di tono e registro, le armonie in questo disco, sono davvero sorprendenti.
“Unbreakable” è anche un disco di pace, di positività, di consapevolezza, e di tranquillità. Non si sente alcuno stress, ma semplicemente la voglia di fare musica, senza la disperata ed affannata ricerca di creare una hit, o di dover per forza piacere ad una generazione musicale diversa, indossando abiti che potrebbero risultare davvero ridicoli e di pessimo gusto.
Ha creato, punto. Senza catene, senza pacchianate, fronzoli, ne autocelebrazioni stucchevoli, e poi si è messa in tour prima ancora dell’uscita del disco, nel posto dove preferisce stare, a contatto con il pubblico, cantando e ballando come solo lei sa fare.
Seppur non debba dimostrare niente a nessuno, Janet ha sottolineato una solida artisticità, con un approccio elegante e delicato, e ci ha svelato aspetti inediti della sua personalità.
Infine “Unbreakable”, sotto diversi aspetti è assolutamente il miglior disco di Janet dai tempi di “All For You”, ed in molti azzardano che possa essere anche superiore, raggiungendo il mitico “The Velvet Rope”.
Voglio congedarmi da voi, e spero davvero di essere riuscito con le mie umili parole sconclusionate, a trasmettervi il più possibile le sensazioni che questo disco sa trasmettere, invitandovi a partecipare al download day italiano, ed a scaricarlo su iTunes