Immaginate di essere nel futuro, uno scienziato amante della black music decide di creare un cyborg ( o nel nostro caso un androide ) al quale conferisce un po’ dello stile di Lauryn Hill, Erykah Badu, Prince, James Brown, Stevie Wonder, il primo Michael ma anche Jimi Hendrix, David Bowie e Grace Jones per un bel miscuglio Soul, Funk, art-rock…questo androide risponde al nome di Janelle Monàe.
Le avventure di Cindi Mayweather, l’alter-ego della Monàe, continuano in “The Electrc Lady” follow-up dell’acclamato The ArchAndroid proponendo così il IV e V capitolo (suites) del suo concept-album tutto ispirato all’afrofuturismo inaugurato dall’EP Metropolis: Suite I (The Chase) usando in maniera geniale la fantascienza come mezzo di comunicazione.
Non manca L’Overture ad aprire il IV capitolo ‘elettrico’ ritrovandola così come ci aveva lasciato, in un’atmosfera cinematografica a mo’ di Goldfinger per presentarsi subito con il featuring dei suoi sogni, quello con Prince in “Givin’ Em What The Love“. La leggenda di Minneapolis esalta con la sua chitarra elettrica mentre la ragazza di Kansas City graffia con la sua voce su questa traccia pseudo-rock dal cuore (purple)funk, una sintonia perfetta tra i due, il passato e il futuro insieme…ed è già il caso di chiamarla “Q.U.E.E.N” ?
Erykah Badu ne è sicura nel featuring che ha anticipato l’intero progetto,d’altronde the booty don’t lie!; in realtà dietro a quell’acronimo c’è qualcosa di più del semplice termine spesso abusato da fenomeni commerciali e allora Janelle si ‘ribella’ rappando sul suono degli archi, non ci sta alla generazione perduta, ai padroni che sfruttano la classe operaia e continua la battaglia regalando una speranza con la sua musica ed ecco che emerge il concetto di “Electric Lady“, figura femminile forte che non ha paura di scendere in piazza e gridare a voce alta, così come canta nella title-track con Solange, fantastica produzione soul dalle sfumature funk caratterizzata da quel suono della tromba un po’ alla Kool & The Gang ma con un’originalità pazzesca, elemento fondamentale di quest’album.
Il tempo di una piccola interruzione dalla radio futuristica in Good Morning Midnight che fa parte della serie di interlude che troveremo nel corso dell’album aggiornandoci sulle avventure della nostra androide e del suo movimento per la libertà, e ritroviamo ancora un featuring ovvero “Primetime” con Miguel trasformando il sample dei Pixies “Where Is My Mind” in una romantica ballad soul arricchita dal suono della chitarra elettrica e dai violini che chiudono in maniera suggestiva il pezzo.
Ma dove è finita quella Janelle ‘frenetica’ che avevamo conosciuto con Tightrope? sotto questo punto di vista “We Were Rock & Roll” e “Dance Apocalyptic” sono due biglietti da visita immediti, non a caso la seconda è stata scelta come singolo facendo ‘flirtare’ in qualche modo il funk con lo swing, ideale insomma per il contest bouncing electro-booty annunciato dal secondo interlude radiofonico (The Chrome Shoppe) , consideratela un’evoluzione del twerk…non dimenticate che ci troviamo in un’altra epoca!
Lei che sognava Broadway chiude questo IV capitolo con la traccia teatrale “Look Into My Eyes” con un’interpretazione d’altri tempi forse troppo lontani ma con un sound che si evolve nell’Overture successivo che inaugura così il V capitolo, questa volta un viaggio a ritroso per proporre il miglior sound degli anni ’70/’80 e lo capiamo fin da subito con “It’s Code” un classicone degno della miglior Minnie Riperton con un’interpretazione che mi riporta subito in mente Debra Laws e qui resto ‘sconvolto’…dando un’occhiata alla cover dell’album “Very Special” del 1981 c’è proprio la Monae così come la vediamo sulla cover di The Electric Lady, quasi stessa acconciatura e stesso vestito bianco e nero…allora ha davvero la macchina del tempo?!
Ritorno al passato che continua con “Ghetto Woman” dal groove wonderiano, una sorta di traccia confessionale che ritrae l’immagine che hanno nella cultura americana le donne nere della classe operaia, rifacendosi anche un po’ alla sua storia e ai sacrifici della mamma come capiamo attraverso la sua parte rappata, davvero tanto stile!
Ultimo aggiornamento dalla radio nell’interlude Our Favorite Fugitive, la nostra Cindi è costretta a scappare perchè innamorata, è infatti l’amore il tema predominante nell”ultima parte dell’album: “Victory” stilisticamente più recente è una miscela Soul, R&B con un pizzico di reggae che può essere inserita senza problemi in un album come The Miseducation of Lauryn Hill per darvi l’idea; bello anche il messaggio...è necessario trovare gloria nelle piccole cose/troverete un amore più grande nelle piccole cose, lei che senza amore non può vivere come canta in “Can’t Live Without Your Love” dove esce fuori tutta la sua emotività in una traccia che si lascia ascoltare piacevolmente, non proprio come “Sally Ride” dall’atmosfera più cupa ma proprio per questo affascinante, con una parte strumentale molto curata.
E’ davvero difficile indicare fino ad ora la traccia migliore ma il featuring con Esperanza Spalding è a dir poco sublime: Dorothy Dandridge Eyes, dal nome della prima attrice afro-americana ad essere nominata agli Oscar. I nostri sensi si lasciano trasportare dalla sottile delicatezza delle due voci che si fondono alla perfezione, quasi non si riconoscono, una traccia jazz-funk che si candida subito come una delle migliori eredi di “I Can’t Help It“.
Chiude questo fantastico percorso “What an Experience“, perfetta per i titoli di coda di questo V capitolo infatti Janelle non lascia nulla al caso trasmettendoci con questa traccia un senso di felicità e malinconia nello stesso tempo, proprio come quando finisce un viaggio…
Sì perchè The Electric Lady è semplicemente un viaggio incredibile tra stili diversi, un’esperienza nuova per ogni traccia, ridando all’R&B quella musicalità persa negli ultimi anni e confermando quel suo innato senso del ritmo black che solo i grandi possegono.
Janelle ha fatto ancora centro…ci troviamo dinanzi a uno dei più grandi album dell’anno!