Al giorno d’oggi ormai non si sente più molto spesso parlare di ‘ghost tracks’, letteralmente ‘tracce fantasma’, ma tutti gli appassionati di compact disc sanno benissimo che inserire tracce non dichiarate all’interno di un disco è ancora un’usanza abbastanza comune tra gli artisti.
Partiamo dal principio: cos’è una ghost track? Le ghost tracks, dette anche hidden tracks (tracce nascoste) o Easter Eggs (uova pasquali), sono semplicemente dei brani, o altri contenuti musicali, la cui presenza non è indicata nella tracklist di un album. Ci sono svariati metodi attraverso i quali gli artisti decidono di inserire una traccia fantasma all’interno del proprio disco, tecniche che ovviamente sono cambiate man mano che i supporti musicali si sono evoluti.
Il metodo da sempre più usato è quello di collocarla in coda all’ultima canzone della scaletta dopo un periodo di silenzio (che può durare secondi o minuti). Va da sé che con i supporti di oggi scoprire le ghost tracks è abbastanza immediato, ovvero basta mandare avanti la canzone se notiamo che al finire di essa il lettore mostra ancora una buona porzione mancante da ascoltare, tanto più che solitamente la durata di ogni pezzo è indicata sulla copertina ed eventuali anomalie sono facilmente riscontrabili.
Ben diverso era con le cassette e con i vinili, in quanto molto spesso i due lati avevano durate diverse, pertanto si utilizzavano gli spazi vuoti per compensare il lasco. Qualora si desse per scontato che il silenzio fosse dovuto alla fine dell’ultima traccia presente nel disco non era raro che molti ascoltatori stoppassero anticipatamente la riproduzione prima di scoprire la presenza della “sorpresa” finale.
Le hidden tracks vengono nascoste per diversi motivi e non mancano curiosi aneddoti legati a loro, vediamone alcuni. Innanzitutto c’è chi le utilizza per evitare problemi legali, è l’esempio di Carbona Not Glue dei Ramones. Dopo che i proprietari del marchio Carbona fecero storie per l’utilizzo del loro nome, il gruppo decise non di eliminare il pezzo, ma semplicemente di “mimetizzarlo”. Differente ma altrettanto interessante il caso di Train In Vain dei The Clash. La traccia non compare nella tracklist del vinile per il semplice fatto che è stata aggiunta all’ultimo, quando custodie e copertine erano già ormai tutte stampate.
Leggendaria è la prima ghost track moderna, la più famosa e chiacchierata, Her Majesty dei Beatles. E’ il brano più corto registrato dalla formazione di Liverpool (23 sec.) e doveva essere collocata al 6° posto del lato b dell’album Abbey Road. L’autore, Paul McCartney, non era convinto della qualità della registrazione e chiese al tecnico non solo di eliminarla dalla sequenza, ma di gettare direttamente il nastro.
Il tecnico però aveva ricevuto ordini dalla casa discografica di non gettare nulla che riguardasse i Beatles, pertanto non solo non la eliminò, ma decise di inserirla in coda al disco, per un effetto a sorpresa che piacque non poco a Sir Paul McCartney e agli altri Beatles. Il titolo non comparve nella prima stampa di Abbey Road, ma solo nelle successive.
Questa in poche parola la descrizione pratica di una tecnica stile “caccia al tesoro” che tanto piace agli artisti e che altrettanto incuriosisce i fans. Detto questo vi proponiamo ora 5 tracce fantasma, più o meno note, registrate da artisti che riguardano il nostro ambito musicale:
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1. DADDY – BEYONCE’
A pochi giorni dalle date italiane del tour con Jay-Z, facciamo un salto nel tempo di ben 15 anni per parlarvi di questa traccia contenuta nel primissimo album da solista dell’ex Destiny’s Child. Dangerously in Love arriva dopo il successo stratosferico di Survivor ed è solo il primo tassello di una carriera solista che porterà a Beyoncé Knowles tantissime soddisfazione.
La primissima edizione standard presenta 14 canzoni, ultima delle quali, Gift from Virgo, presenta sulla carta una durata di 8 minuti e 45 secondi, lunghezza non impossibile (Justin Timberlake insegna) ma alquanto rara per un brano singolo. La durata eccessiva annuncia la presenza della ghost track Daddy, posizionata al minuto 3:45 dopo 60 secondi di silenzio (nelle successive edizioni diventa traccia singola).
Daddy inizia con un assolo di piano molto dolce ed elegante cui segue l’entrata in gioco della voce graffiante della Knowles. E’ una ballad R&B pieno stile Beyoncé di quegli anni che ci permette di ammirare il suo immenso talento e la sua incredibile estensione. Come suggerisce il titolo, il testo è un tributo al padre-manager Mathew Knowles, per il quale la ragazza spende bellissime parole e dice di sperare che il suo futuro figlio prenda da lui. Scegliere di nascondere la traccia in questo caso potrebbe simboleggiare la volontà di rendere ancora più importante la dedica al papà, proteggendola come un tesoro. E Mathew apprezzò molto il gesto.
2. STONE HEARTS & HAND GRENADES – LEONA LEWIS
Da una voce da brividi ad una altrettanto spettacolare. Il brano in questione è tratto dal secondo album dell’artista britannica Leona Lewis, Echo pubblicato nel 2007 a due anni dall’incredibile successo raccolto con il disco di debutto Spirit. Echo non ha ripetuto neanche lontanamente i numeri di Spirit, ma qualitativamente parlando il livello è ugualmente alto, se non addirittura migliore.
La standard edition del lavoro contiene 13 tracce, ultima delle quali è Lost than Found, un potente duetto con Ryan Tedder, leader degli OneRepublic. Non è la prima collaborazione tra Tedder e la Lewis, l’artista è infatti produttore della hit Bleeding Love nonché del primo singolo di Echo, Happy. Lost Than Found dura esattamente 4:00, dopo di che parte un silenzio che si protrae per 3 minuti, fino a quando al minuto 7:05 inizia la hidden track Stone Hearts & Hand Grenades.
La traccia è una tipica ballad pop voce/piano decisamente commovente ed emozionante, grazie alla notevole performance vocale offerta da Leona, che ancora una volta dimostra di avere una delle più belle (e sottovalutate) voci in circolazione. La Lewis partecipa direttamente alla stesura del testo di Stone Hearts & Hand Grenades che, così come gran parte dei testi di Echo, è autobiografico.
Il periodo della registrazione del secondo album coincide con i problemi che portarono alla fine della relazione con il suo fidanzato storico Lou. Le parole e la voce dell’artista ci trasmettono del tutto quel senso di rassegnazione per una storia destinata a finire e arrivano direttamente al cuore. Il fatto di averla resa una ghost track potrebbe essere letto come desiderio di condividere il più privatamente possibile con i fans il brano, assieme a Broken, più personale del progetto.
3. THE PARTING GLASS – ED SHEERAN
Passiamo da un brano profondo ad uno altrettanto toccante. Ed Sheeran conquista il mondo nel 2011 con la profondità del brano Lego House e da lì non si è più fermato. Il primo album,+, è un successo strepitoso grazie al quale tutti imparano ad apprezzare la genuinità e la semplicità della musica di questo ragazzo dai capelli rossi. Tra le 12 tracce di + si nasconde una perla che merita di essere scoperta. Per trovarla dobbiamo aspettare circa un minuto dopo la fine del singolo Give Me Love, quando finalmente partono le note di The Parting Glass.
Se la melodia della canzone vi suona familiare è probabilmente perché non si tratta di un inedito di Ed, bensì di un antico canto tradizionale scozzese (molto popolare anche in Irlanda). Il testo risalirebbe addirittura al 1600, mentre la primissima versione della melodia che lo contraddistingue avrebbe origini nel tardo XVIII secolo. E’ un canto molto famoso tant’è che nel corso degli anni è stato reinterpretato da numerosi artisti britannici e iralndesi, una fra tutte Sinead O’Connor.
La versione di Sheeran è tra le più emotivamente coinvolgenti in circolazione, una vera e propria carezza al cuore. La delicatezza della sua voce combacia alla perfezione con la malinconia del testo, e fa di questa ghost track un vero e proprio gioiello.
4. WHOOPS NOW – JANET JACKSON
Torniamo decisamente più indietro nel tempo per scoprire quella che in origine era stata concepita come ghost track, salvo poi essere promossa e fatta diventare singolo a tutti gli effetti. Si tratta di Whoops Now, brano contenuto nell’album Janet del 1993 dell’iconica sorella di Michael Jackson, da lei scritto e prodotto.
Nell’edizione standard dell’album, come accennato, Whoops Now venne inserita tacitamente al termine dell’interlude Sweet Dreams. Solo nel mercato giapponese e britannico appariva fin dal principio nella tracklist.
Nel 1995 la traccia divenne appunto l’ottavo singolo ufficiale di Janet, accompagnato da uno dei video più personali e spensierati della carriera dell’artista. Nella clip, infatti, la donna è immortalata in compagnia dei suoi più cari amici durante una vacanza ad Anguilla, la sua isola caraibica prediletta.
Una canzone fresca, frizzante e positiva che ci trasporta nel pieno degli anni ’90:
https://www.youtube.com/watch?v=SHInWVQTBaE
5. THE ESCAPIST – COLDPLAY
I Coldplay sono ormai dei veterani per quanto riguarda le tracce fantasma in quanto, nella loro carriera dal 2000 ad oggi, ne hanno seminate un po’ in ogni album. Abbiamo scelto The Escapist dal disco Viva la vida or Death and All His Friends, bellissima traccia strumentale che rispecchia appieno il carattere aulico di una band che fin dal suo esordio ha proposto una musica ricercata e unica nel suo genere.
The Escapist inizia al minuto 3:32 in coda a Death and All His Friends, decima e ultima traccia segnata della standard edition di un album super fortunato che contiene il celeberrimo singolo Viva la Vida. Chris Martin & compagni chiudono il lavoro con una melodia semplice ma decisamente rappresentativa per quell’era discografica, dimostrando che alcune volte le parole sono superflue.
Questi rappresentano solo cinque esempi più o meno recenti di ghost tracks. Chi è cresciuto ascoltando musica con i cd sicuramente già conosceva questa tecnica di giocare a nascondino con le canzoni, per una sorpresa che solitamente gli ascoltatori apprezzano moltissimo, vedendola un po’ come una sorta di regalo da parte del loro idolo, una connessione intima, un punto di contatto segreto tra musicista e ascoltatore.
Avete qualche traccia fantasma alla quale siete particolarmente affezionati? E secondo voi con la digitalizzazione dell’industria musicale le ghost tracks avranno ancora senso di esistere?