La fine di Settembre è sicuramente il periodo perfetto per lanciare un album: abbastanza vicino al periodo estivo per poter debuttare in vetta senza eccessive copie e non molto lontano dal periodo natalizio per poter mantenere stabili le vendite in futuro.
Oltre a Miley Cyrus, anche Demi Lovato ha scelto il 29 Settembre per rilasciare “Tell Me You Love Me”, suo sesto album in studio. Il progetto è il seguito del non molto fortunato Confident, dove la Lovato aveva tentato di creare un’immagine più sexy e provocante come aveva fatto la già citata collega in Bangerz (ma senza riuscirsi minimamente e risultando molto goffa e a disagio nelle mise di nasty girl).
Dopo i risultati commerciali al di sotto delle aspettative, Demi dichiarò di aver nuove idee per un album in uscita nel 2018: la cantante promise che avrebbe cambiato genere, spostandosi verso un R&B sporcato dal pop, ideale per la sua voce. Ritiratasi dalle scene per quasi 2 anni, Demi anticipa di alcuni mesi il suo comeback e ritorna a luglio con il lead single Sorry Not Sorry, riuscendo ad ottenere risultati buoni e stabili, non riuscendo comunque ad entrare in top10 in madrepatria (cosa che probabilmente accadrà in questa settimana di release dell’album).
Con Tell Me You Love Me avrà mantenuto la sua promessa o avrà creato ancora una volta un album mediocre?
Scopriamolo con la nostra recensione track-by-track:
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Sorry Not Sorry
Partiamo subito con il lead single della nuova era: pubblicato l’11 luglio, SNS è una mid-tempo prettamente pop, con alcuni elementi nel ritornello che la collocano appena vicino all’R&B.
Il brano parla di self-empowerment contro gli haters che soffrono a vederla così forte e piena di sicurezza ed è stato accompagnato da un video ufficiale girato durante una festa a casa della cantante. Nonostante la traccia suoni molto meglio live grazie alle seconde voci del coro, Sorry Not Sorry è un altro tentativo della Lovato di scalare le classifiche (come fece con Cool For The Summer nel 2015) e anche se il brano è stato farcito con elementi pseudo-R&B per dare un sentore di maturità stilistica, rimane comunque mediocre, con un tema ripetitivo (quanti brani della Lovato affrontano lo stesso medesimo topos?) e una produzione abbastanza scadente (il cantato sembra in alcuni punti davvero forzato e fastidioso).
Ancora una volta Demi sbaglia totalmente lead single, oppure, se vogliamo dirla tutta, cede al lato commerciale della musica, più interessata alle vendite che alla qualità dei suoi progetti. Vi rassicuriamo dicendovi che nell’album c’è decisamente di meglio e possiamo affermare con assoluta certezza che Sorry Not Sorry è il brano meno adatto per rappresentare lo stile totale del progetto. 2/5
Tell Me You Love Me
Si cambia decisamente registro con la title track, una delle tracce più valide del progetto. Introdotto da un intro glorioso, il brano si fa abbastanza piatto nelle strofe iniziali per poi riprendersi magistralmente nei ritornelli, arricchiti dal forte gusto R&B e dai bellissimi cori.
In questo caso la vocalità della Lovato si sposa perfettamente con il genere, portando a casa un ottima esecuzione che si intensifica nel bridge finale grazie al coro gospel e alle percussioni.
Al contrario della traccia 1, Tell Me You Love Me esprime a pieno l’idea melodica di base del progetto, vale a dire un mix omogeneo di elementi pop e di R&B, senza che gli uni prevarichino sugli altri. L’unica pecca della traccia è il testo che affronta una relazione al collasso, senza però essere troppo originale nella scelta dei pensieri. 4.5/5
Sexy Dirty Love
La traccia seguente è Sexy Dirty Love, un’altra mid-tempo dal beat martellante che si fa sempre più intrigante nel pre-chorus per poi esplodere letteralmente nei ritornelli (aiutato da una linea di basso che delinea il percorso melodico).
Sulla carta il brano sarebbe un ottimo prodotto, molto variegato melodicamente, ma non è per niente adatto all’esecuzione di Demi, che non riesce a renderlo minimamente sensuale o suadente all’orecchio dell’ascoltatore. Una traccia del genere sarebbe stata perfetta per una Christina Aguilera (le influenze di Stripped si sentono forti e chiare) che riuscirebbe a coniugare la potenza vocale al calore e alla sensualità timbrica necessaria per cantare di sesso.
Due cose mancano nell’attitudine di Demi Lovato, nonostante ci provi disperatamente a mimarle, rendendo piatte canzoni come queste: la prima è la voce sensuale e il timbro caldo (aspetti che rendono così ammalianti le esecuzioni di Xtina e di Britney Spears) e la seconda è la sfrontatezza naturale (la stessa che permetteva a Kesha di flirtare in Dirty Love o a Miley Cyrus di ammiccare in #GETITRIGHT);
Demi puo’ provarci in tutti i modi, ma non sono queste le canzoni che fanno risplendere il suo talento. 2.5/5
You Don’t Do It For Me Anymore
Dopo questa parentesi poco brillante, arriviamo alla perla dell’album: YDDIFMA ricorda l’R&B old school degli anni ’90, perfettamente incorniciato da un beat trascinante (che ricorda Dangerous Woman (leggi recensione qua) di Ariana Grande), ma non invadente, a rendere questa slow-tempo perfetta per la vocalità di Demi che riesce a toccare note alte e basse con la stessa magistrale facilità. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una canzone in cui il sentimento di coppia si è spento ed è stato sostituito da risentimento e rabbia.
Nonostante la ridondanza del ritornello e la poca vivacità delle strofe, il risultato finale è una perfetta traccia in cui finalmente Demi Lovato può cantare liberamente e può mostrare tutto il suo talento vocale ed interpretativo.
QUESTE sono le tracce per Demi e se lo stile del progetto avesse seguito in toto questa via melodica ne sarebbe uscito fuori un capolavoro. 5/5
Daddy Issues
La traccia numero 5 si stacca dall’R&B per ritornare al synthpop/new wave, creando un brano con del grande potenziale, ma che non riesce ad esprimerlo a pieno.
Sicuramente interessantissime le scelte di produzione, soprattutto l’utilizzo dei tastieroni anni ’80 e dello stile “new romantic” che però non ha nulla a che fare con il sound di Tell Me You Love Me: infatti dopo una prima parte dell’album dai toni pop-R&B, una traccia così sfacciatamente synthpop risulta un neo stilistico nel sound generale del progetto. 3.5/5
Ruin The Friendship
L’atmosfera si scalda con la traccia numero 6, cosa che non accade minimamente nel brano Sexy Dirty Love: la voce di Demi si fa suadente quando tenta di flirtare con un ipotetico amico (Nick Jonas?), accompagnata da trombe e sassofoni che rendono il tutto più ammiccante e nasty.
Nonostante non sia un brano da estrarre, Ruin The Friendship risulta coinvolgente e divertente, rimandando ancora una volta alle produzioni di fine anni ’90. Altra nota a favore è sicuramente l’uso delicato della voce: come ben sappiamo Demi ha uno strumento vocale molto potente che, in molte (forse troppe occasioni) sforza all’inverosimile, fino a farlo risultare fastidioso; in questo caso, il brano è cantato con toni gravi e quando nell’ultimo ritornello il tono sale, viene mantenuto comunque stabile e godibile. Ottima produzione e buona esecuzione. 4/5
Only Forever
Arriviamo finalmente alla prima vera e propria ballad del progetto: intrisa dallo stesso beat di molte altre tracce dell’album, Only Forever non spicca né in originalità né in produzione (le seconde voci marcatamente modificate rovinano l’atmosfera), rendendo il tutto banale e skippabile.
Sicuramente una traccia filler che sarebbe potuta essere inserita nella deluxe version, ma che qui serve solo come stacco tra il primo blocco dell’album ed il secondo. 2/5
Lonely (feat. Lil Wayne)
L’unica collaborazione della standard edition vede la partecipazione del rapper Lil Wayne che riesce a rialzare leggermente l’attenzione in un’altra traccia evitabilissima, poco interessante, caratterizzata da un beat nel ritornello usato in troppi brani pubblicati nel 2017.
Nonostante tutto la voce della Lovato fa il suo lavoro, mostrando ancora una volta la sua versatilità, al contrario di quella metallica del rapper, come al solito fin troppo modificata. 2.5/5
Cry Baby
L’asticella si rialza fortunatamente con Cry Baby, un’altra slow-tempo dal sapore R&B, in cui la cantante può scaricare tutte le sue emozioni più intime, creando un’atmosfera intrisa di energia.
Nonostante il beat ripetitivo, l’uso degli arpeggi di chitarra cadenzati e soprattutto l’assolo di chitarra elettrica nel bridge finale rendono il tutto molto interessante e godibile, rimanendo comunque nel sound del progetto.
Ottima traccia, sicuramente non papabile come singolo, ma comunque l’unica degna di nota in questa seconda parte del progetto. 4/5
Games
La terzultima traccia ricorda nelle produzioni in background il lead single, riuscendo ad essere comunque più interessante della suddetta.
La struttura molto più aggressiva, l’uso di sintetizzatori potenti e suoni martellanti riescono a sorreggere egregiamente la voce della Lovato che si fa altisonante.
Ancora una volta il problema sta nel beat (che ricorda troppi brani precedenti,stancando e diventando monotono) e soprattutto nella produzione che si dissocia completamente dalla visione totale dell’album, come era successo per Daddy Issues.
Vanno apprezzate comunque le ottima esecuzione da parti di Demi e l’utilizzo sempre impeccabile del coro. 3.5/5
Concentrate
Proseguiamo con la dolcissima Concentrate, dalle chitarre suadenti e travolgenti: il brano si muove sinuoso, fluttuando delicato nelle orecchie dell’ascoltatore, diventando più incisivo solamente nei ritornelli.
Ancora un’altra grandiosa performance da parte della Lovato che riesce finalmente a tenere a bada il suo strumento vocale senza sforzarlo eccessivamente e che riesce a connettersi con i cori senza sovrastarli eccessivamente. Perfetta traccia per la parte finale del progetto, nella sua unicità stilistica. 4/5
Hitchhiker
L’ultima traccia di Tell Me You Love Me sembra quasi una continuazione di Concentrate: poco innovativa, molto ridondante, diventa noiosa a metà esecuzione e non invoglia l’ascoltatore a terminare il percorso musicale.
A tratti Hitchhiker sembra quasi uno scimmiottamento di un brano di Mariah Carey, senza però l’unicità interpretativa di quest’ultima. Assolutamente evitabile. 2.5/5
DELUXE EDITION
Instruction
E’ ancora un mistero del perchè questo brano sia contenuto in questo progetto: lontanissimo dal sound di TMYLM, Instruction è una traccia in cui Demi tenta di performare un brano totalmente agli antipodi con il suo stile, fallendo.
Non attinente all’album nonostante il buon sound. 2/5
Sorry Not Sorry (Acoustic Version)
A chiudere la deluxe troviamo la versione acustica di Sorry Not Sorry che, come già detto in precedenza, suona molto meglio dell’originale.
Menzione d’onore va fatta al coro che innalza la qualità. Sorprendentemente buona. 3.5/5
Arrivati alla fine di questo progetto, possiamo analizzarne gli aspetti positivi e negativi: di sicuramente positivo c’è l’utilizzo di uno stile più variegato che si confà perfettamente alla vocalità di Demi, senza però perdere il fulcro centrale intriso di puro pop; un altro punto a favore è l’utilizzo più consapevole del suo strumento vocale, riuscendo a non esagerare per dimostrare le sue doti come era successo in passato.
Di negativo c’è sicuramente la troppa basicità dei beat (praticamente identico in metà delle canzoni presenti nella standard edition), le produzioni troppo discostanti di alcuni brani e i testi basici.
Su questo punto vorrei soffermarmi un attimo: quando è stato rilasciato il titolo dell’album, sono rimasto parecchio deluso dalla banalità del suddetto, pensando che questo non potesse mai racchiudere il vero tema globale del progetto (o almeno me lo auguravo).
In realtà, a fine album, posso dichiarare che mai titolo fu più appropriato: purtroppo i temi del progetto sono banali e trattati in maniera basica e ripetitiva. Come avrete potuto notare, nella recensione il fattore lirico è stato quasi totalmente bypassato, questo perché ci sono davvero pochissimi spunti da poter analizzare.
Mi perdonerete il paragone con Younger Now (leggi la recensione qui), essendo due lavori totalmente differenti, ma è d’obbligo essendo usciti lo stesso giorno: così come in Tell Me You Love, anche in Younger Now il tema centrale è l’amore, ma è affrontato con diverse sfaccettature, con un gusto lirico e poetico molto più curato, pur rimanendo molto personali, essendo stati scritti senza la presenza di hitmakers.
E’ questo sicuramente il grande difetto di Tell Me You Love Me: la ripetitività nei testi e nelle produzioni. Se il progetto fosse stato strutturato in maniera organica, seguendo la falsa riga di brani come la title track e soprattutto la splendida You Don’t Do It For Me Anymore, ne sarebbe uscito un lavoro coeso e meno monotono.
Sicuramente le riprese di album come Stripped della Aguilera e FutureSex/LoveSound di Justin Timberlake si sentono e rendono piacevole l’ascolto globale, ma manca il carattere che rendeva questi due lavori così potenti. Inoltre, al contrario dei due album citati, Tell Me You Love Me mostra una grossa stanchezza nella seconda parte del progetto, in cui sono poste tracce evitabili e noiose.
Nonostante un enorme passo in avanti rispetto a Confident, Demi Lovato non riesce ancora ad abbandonarsi completamente al genere, rimanendo ancora ancorata alle hit da radio e ai sapori sintetici che non le si addicono, gettando ancora una volta una grossa opportunità.sporcando ancora una volta un progetto che avrebbe potuta consacrarla a grande artista.
E voi cosa ne pensate? Vi piace Tell Me You Love Me?