Usciva il 22 giugno 2003 “Dangerously In Love”, lo celebriamo a 15 anni di distanza e poco più, facendoci qualche domanda…
Ricordo come fosse ieri l’emozione di una Beyoncé da solista, dopo una grandiosa carriera insieme alle Destiny’s Child!
La sua “Crazy In Love” già aveva conquistato il mondo,
e Beyoncé negli States stava rivaleggiando nelle charts con una certa Ashanti.
“Dangerously In Love” é il titolo del suo primo album da solista, un disco prodotto in maniera eccelsa, da grandi maestri della musica di quei tempi! Rich Harrison, Scott Storch, Missy Elliott, erano solo alcuni dei nomi che si adoperarono per il lancio di Beyoncé come artista solitaria.
Il padre Mathew Knowles aveva tutte le intenzioni di lanciare sua figlia in una carriera tutta in ascesa, e sicuramente, la sua missione é stata centrata in pieno.
Il primo disco di Beyoncé era un lavoro genuino, fatto di voce, di vocalizzi, di influenze Blues ed R&B, senza la ricerca di suoni eccessivamente avveniristici, un po’ come il piatto che ti prepara la nonna di domenica.
Percorrere quell’album era pura goduria per le orecchie, con una Beyoncé che finalmente poteva sfoggiare al massimo il suo strumento vocale letale.
La storia poi la conosciamo tutti, da 15 anni a questa parte Beyoncé non ha mai smesso di lavorare, collezionando Grammy, Successi, Tour in Sold Out, e chi più ne ha più ne metta.
Ma dal disco “4”, che segnò un “flop commerciale” per i canoni di questa Regina Della Musica, qualcosa cambiò inevitabilmente.
L’R&B “old school” come lo conoscono quelli degli anni ’80 ’90, era agonizzante nelle charts, con un trend in negativo, e così Beyoncé con i successivi lavori, decise di cambiare marcia, e buttarsi su sonorità più strette, minimaliste, e fredde.
La sua voce sembra “risparmiata” negli ultimi suoi lavori, favorendo una sua immagine più Urban Trap, e dei pezzi che più che cantati sembrano gridati o parlati.
Con grande malinconia riguardiamo e riascoltiamo album come “Dangerously In Love”.
Ti salgono i brividi quando ascolti pezzi come “Signs”, o la sensuale “Speechless”, o ancora la frizzante “Baby Boy” che faceva furore nei dancefloor.
Davvero impossibile tirare indietro le lancette, ma sicuramente l’auspicio é quello di ritrovare presto in un album di Beyoncé un pathos simile a questo.
Fu punita quando ci provò con il magistrale “4”, che per noi rimane tra gli album più belli della sua collezione. Ma speriamo che si renda presto conto, che non può ulteriormente privarci della sua voce, su basi classiche di ballate R&B, che non può privarci del soul che scaturisce dalla sua voce…
Di certo ci dovranno essere i presupporti giusti anche nell’ambiente musicale per tornare a certi sound! Ma se ce l’ha fatta Bruno Mars, perché non lo può fare anche lei?
Non scorrono con facilità le canzoni dell’ultimo lavoro in concomitanza con Jay-Z, non ti entrano in testa, non ti avvolgono, non ti abbracciano.
Voi siete dei Beyoncé nostalgici, o avete a cuore gli ultimi album da “Beyoncé” a “Everything Is Love”?