Lupe Fiasco è probabilmente uno dei migliori lyricist nell’hip-hop attuale. Insieme a Mos Def, Talib Kweli e Common, Lupe è uno dei massimi rappresentanti del “conscious hip-hop”, ossia di quell’hip-hop che si concentra sui problemi sociali. Attualmente, tra i vari album rap in commercio negli U.S.A. solo “Mourning in America and Dreaming in Colour” di Brother Ali rientra in questa categoria e, erroneamente, anche questo è un album molto sottovalutato.
Venendo a “Food & Liquor II: The Great American Rap Album Pt. 1”, esso è il quarto album di Lupe Fiasco, sèguito dell’album di debutto “Lupe Fiasco’s Food & Liquor”. E’ un sèguito in quanto tocca le stesse tematiche trattate nel primo album: terrorismo, conflitto tra le religioni, divorzio, hip-hop e prostituzione. E questa idea di un continuum la abbiamo già dalla prima traccia dell’album, in cui troviamo, coma nel primo album, la sorella di Lupe che ci accenna i temi trattati nell’album.
Ma prima di entrare nei dettagli delle tracce, conviene accennare anche alla scelta di Lupe Fiasco di una copertina completamente nera. Essa riprende lo sfondo di tutte le copertine dei singoli estratti dal precedente lavoro “Lasers”, primo tra tutti “All black everything”, uno dei capolavori di quell’album e che sfortunatamente non è stato estratto come singolo ufficiale. Successivamente, Lupe spiega anche che la scelta di una tale copertina è un riferimento al singolo “Man in black” di Johhny Cash, una canzone contro la guerra.
L’album, uscito il 25 settembre, vede nelle proiezioni vendite per 85-95 mila copie, molto meno rispetto al precedente “Lasers”, che la prima settimana vendette 204000 copie e debuttò subito in prima posizione. Tuttavia, in un hip-hop che attualmente scarseggia quanto a contenuti interessanti, le tematiche spinose affrontate da Lupe potranno essere una delle migliori promozioni. Entriamo, quindi, nello specifico di questi contenuti.
1. “Ayesha Says (Intro)”. Come già detto, questa piccola prosa recitata dalla sorella di Lupe, Ayesha, riprende quella di “Lupe Fiasco’s Food & Liquors”. In questi versi, Ayesha introduce il tema dei brani che verranno ascoltati. Sarà un album che spazierà dalle rivolte della Primavera araba agli omicidi per mano della polizia statunitense contro i propri cittadini (i giovani Emmitt Till negli anni ’50 e Rekia Boyd e Trayvon Martin nel 2012, e Malice Green nel 1992), dal movimento #OccupyWallStreet alla recessione economica e i tagli alle pensione e ai servizi essenziali.
2. “Strange Fruition” feat. Casey Benjamin. Qui abbiamo un piccolo capolavoro stilistico. Lupe scrive i versi seguendo la struttura tipica dei sonetti di Shakespeare. Riferendosi poi a “Strange fruit” di Billie Holiday, anche questo brano si riferisce alla segregazione dei neri e al ruolo che l’hip-hop dovrebbe avere nel ghetto. Esso dovrebbe riscattare i ragazzi e “battezzarli”, dandosi un nuovo significato che vada oltre quello dell’autocelebrazione, del rispetto e della prostituzione.
3. “ITAL (Roses)”. Anche in questo brano, Lupe invita i giovani ad abbandonare l’hip-hop che parla solo di droga e sperpero di soldi. E lui stesso ammette che se parla sempre delle solite cose è perchè niente cambia. Nel terzo verso, poi, spiega perchè ha chiamato Obama “il più grande terrorista”, mettendosi dalla punto di vista di un afgano che ha perso la casa o di un bambino iracheno che ha perso il padre a causa dei droni americani. Stupendo è il ritornello di questa canzone, prodotta da 1500 or Nothin’, nel quale Lupe cita la sua ricetta per un mondo migliore. Argomento trito e ritrito? No, la ricetta, seguendo il movimento rastafariano (da cui ITAL, che si riferisce al cibo da loro consumato), è ” rose per le donne, un po’ di apprezzamento per gli uomini e alcuni baci ai bambini, pace e unità in tutto il mondo, più pazienza per i giovani, simpatia per i poveri, empatia per gli anziani, più giustizia per i poveri e gli oppressi”.
4. “Around My Way (Freedom Ain’t Free)”. E’ il primo singolo estratto da questo album e con una disputa nata con Pete Rock per una sample non autorizzata. Il brano, che tratta delle ingiustizie nei confronti degli indiani d’America e degli afroamericani, non ha ricevuto l’adeguato riconoscimento in classifica. È assurdo che, nonostante tutti desideriamo vivere come in un paradiso terrestre, non facciamo invece altro che sentire parole vuote in tv e che pezzi come questo, che potrebbero essere elevati a nostro inno, non siano capiti e valutati per il messaggio che lanciano.
5. “Audubon Ballroom”. Questo è il luogo dove fu assassinato Malcolm X. E il punto della canzone è l’uso della parola “nigga”, deriva da “negro”, il termine usato per gli schiavi. Come si dice nel ritornello, se i bianchi non possono usare quel termine, perchè i neri devono farlo? “Dio ci ha fatti migliori di così”!
6. “B*tch Bad”. E qui Lupe Fiasco entra in un nuovo argomento di estrema attualità nel mondo dell’hip-hop: dietrologia della la parola “bitch”. Già iniziando, Lupe spiega quali dovrebbero essere le parole da usare per una donna: “woman” 0 meglio ancora “lady”. Successivamente, spiega come l’abuso di questa parola porti a confondere “bitch” con “woman” e di come, di conseguenza, cambia anche l’atteggiamento di una donna. E il problema è rilevante per le bambine che, con l’uso del web non filtrato, trovano un (ab)uso troppo comune di questa parola. Come secondo singolo, il brano è arrivato all’undicesima posizione nella “Hot 100” di Billboard, ma è stata positiva anche l’accoglienza che vari artisti come Janelle Monae, Jill Scott e Kanye West ne hanno fatto, contrapposta a quella di Spin Magazine che ha aspramente criticato il testo. In risposta, Lupe Fiasco ha invitato i suoi fan a boicottare la rivista.
7. “Lamborghini Angels”. Scelto come terzo singolo ufficiale, troviamo varie storie tutte accomunate dal materialismo che contraddistingue questo periodo. Nel primo verso, si parla del consumismo, impersonato da un demonio. Nel secondo verso, Lupe si scaglia contro la pratica dell’elettroshock per curare la schizofrenia e altri problemi psichici. Nel terzo verso, vengono descritti gli abusi di un prete a un bambino, l’accoglienza da eroi riservata a 4 soldati U.S.A. nonostante le torture fatte a civili innocenti, e dell’ipocrisia del perdono sebbene siano stati fatti atti più spregevoli. Neanche questo brano ha ricevuto i giusti meriti di classifica.
8. “Put ‘Em Up”. Un brano molto più leggero quanto a contenuti, con Lupe pronto a ricevere l’incoronazione a Re dell’hip-hop. Alcuni versi di questo brano sono stati rappati a cappella proprio pochi giorni fa, quando a Chicago Lupe Fiasco incornò Kendrick Lamar “Re della West Coast”.
9. “Heart Donor”, feat. Poo Bear. Ancora un brano leggero. Vi sentite tristi? Prendete un “pastello”, ossia ascoltate la musica (meglio se questa!) e lasciate che questa vi faccia vedere un bellissimo arcobaleno colorato. Il ritornello cantato da Poo Bear, anche conosciuto come MDMA, entra subito in testa.
10. “How Dare You” feat. Bilal. Sarebbe dovuto essere il 4 singolo ufficiale e rilasciato l’11 settembre, ma ancora non è stata resa l’ufficialità. In questo brano, Lupe parla della sua fede islamica come se stesse parlando dell’incontro con una ragazza. Carino complessivamente, ma non abbastanza potente da poter essere una hit.
11. “Battle Scars” feat. Guy Sebastian. Arriviamo al brano che sta spopolando in Australia e Nuova Zelanda. Il ragazzo è molto famoso in quei Paesi e con questa canzone ha nuovamente raggiunto la prima posizione. Prima posizione che raggiunge di conseguenza anche Lupe Fiasco, che non è completamente affermato in Australia. Il brano, co-prodotto da Guy Sebastian, parla delle ferite interiori che lascia la fine di un amore. Sarebbe sicuramente un successo anche in Europa!
12. “Brave Heart” feat. Poo Bear. Ancora MDMA in una traccia molto personale. Lupe Fiasco chiede perdono ad Allah per tutti gli errori commessi nella sua vita. Ammette che avrebbe potuto fare molto di più dato che anche lui è nato nel ghetto. Bello il ritornello in questa canzone prodotta dai The Runners e Jason Boyd (già produttore di “Beautiful Lasers”).
13. “Form Follows Function”. Rieccoci con i versi carichi di metafore. Il titolo della traccia si ispira a un detto dell’architetto Louis Sullivan. Partendo da questa massima, Lupe Fiasco parla di come dai suoi versi egli debba passare all’azione.
14. “Cold War” feat Jane $$$. Un’altra traccia prodotta da 1500 or Nothin’, un’altra bellissima traccia. Sia musicalmente, ma anche dal punto di vista del testo, il quale è dedicato al “fratello” morto Janazah. Il dolore per la perdita viene equiparato alla guerra fredda del secondo dopoguerra e nella quale non si ebbero vincitori. L’unico rimedio per il “freddo” è un giubbotto.
15. “Unforgivable Youth” feat. Jason Evigian. Ci avviciniamo alla fine dell’album e Lupe Fiasco non nasconde un’ultima stoccata all’attuale politica americana, rea di una “imperdonabile gioventù”. I padri pellegrini furono ben accolti dagli indiani americani, che avevano curato al massimo la terra che fu loro affidata dagli dei. Invece, col passare del tempo gli americani hanno distrutto quel territorio e nel terzo verso c’è uno scenario apocalittico, in una Washington riscoperta dagli archeologi in un futuro non meglio specificato. Essi vedranno una città distrutta da armi nucleari ma che doveva essere molto ricca, senza problemi di fame e disuguaglianza e che usavano fonti di energie rinnovabile. Al centro di essa il “tempio” della Casa Bianca.
16. “Hood Now (Outro)”. In quessta traccia di chiusura Lupe ci descrive superficialmente com’è un quartiere di poveri (hood), lo stesso quartiere da dove viene lui e a cui ha dedicato tutti i suoi lavori, compreso questo.
Complessivamente, l’album è molto piacevole all’ascolto e se ci si addentra nel significato dei testi lo si può considerare come un capolavoro. Come ogni altro album di Lupe Fiasco, anche questo deve essere un “must” da avere e conservare. Un voto? 9 e mezzo. E speriamo che Lupe rimanga così e ci regali anche in “Food & Liquor II: The Great American Rap Album Pt. 2” le stesse magnifiche parole espresse qui e con il suo talento, troppo importante per essere perso per stupide schermaglie con adolescenti immaturi.