Il rilascio lo scorso 8 settembre del singolo Too Good at Goodbyes ha dato il via ufficialmente alla nuova era discografica del talento britannico Sam Smith, da molti considerato il corrispettivo maschile di Adele.
Dopo aver superato un triennio a dir poco strepitoso, che l’ha portato dall’essere cantante semi-sconosciuto a vincere nel 2016 l’Oscar alla miglior canzone originale con Writing’s on the Wall, Smith si è preso un meritato periodo di pausa che gli è servito sia per recuperare le forze lontano dai riflettori, sia per trovare spunti utili al ritorno in studio di registrazione.
Il suo comeback avvenuto pochi giorni fa è stato accolto in maniera molto positiva dal pubblico, tanto che in questo momento il ragazzo si sta godendo la prima posizione nella classifica singoli inglese. Raggiunto dal programma 1 on 1 With Larry Flick, ha raccontato alcuni particolari molto interessanti sul progetto in uscita nei prossimi mesi:
Da cosa è stato ispirato…
Con questo album ho forse premuto il bottone di auto-distruzione un po’ troppo…mentre scrivevo uscivo troppo spesso, bevevo troppo spesso. Mi sono divertito molto, non dico di aver perso il controllo ma semplicemente non rispettavo me stesso. Non mi piacevo. Negli ultimi 3 mesi ho cominciato davvero ad apprezzare la mia stessa compagnia e a piacermi.
Sull’essere nervoso per il ritorno…
La settimana prima della pubblicazione non è stata divertente. Sono stato lontano 1 anno e mezzo e ho pubblicato un solo disco, non potevo sapere se la gente fosse pronta ad ascoltarmi ancora…tra l’altro penso che il secondo album sia il momento in cui la gente decide – Lo vogliamo ancora o no? –
Sul sound della nuova musica…
Quando ho scritto il mio primo album ero un vero amante del pop. Ascoltavo Britney… mentre con questo progetto ho cominciato a studiare Joni Mitchell. Mi sono tuffato nelle più grandi hit di Aretha Franklin, studiando meglio la scrittura. Etta James, i testi di quelle canzoni. Tutte donne ancora una volta…ho davvero iniziato a considerare maggiormente i testi e le strutture delle canzoni… Ho voluto focalizzarmi di più sulla mia voce.
Rivelazioni che lasciano certamente ben sperare per un disco che si presenta, almeno a parole, come un progetto di grande maturazione artistica e umana. Sarà così anche nei fatti?