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Un successo scientificamente dimostrato, Norah Jones ha conquistato il mondo per poi sparire.
Per raccontare la storia di Norah Jones vale la pena di partire da Mike McCready. Egli è un ingegnere che nel 2000 ha iniziato a lavorare a Barcellona con un gruppo di suoi colleghi per creare un algoritmo che fosse in grado di capire se una canzone avesse potenzialità di successo. L’algoritmo creato consistette nel dividere scientificamente i suoni dei vari strumenti musicali, il ritmo, la melodia, gli accordi, il testo, la vocalità del cantante, la cadenza e tanto altro, Una volta analizzata ogni singola caratteristica del brano, esso viene comparato ad un numero di grandi successo del passato, raggruppati per struttura e somiglianza, Qualora un brano risulti molto simile alle caratteristiche di uno dei gruppi di canzoni di successo, allora anch’esso viene considerato di buone potenzialità.
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McCready ed il suo team iniziarono a testare l’algoritmo su degli album in uscita in quel periodo (2002) finchè giunsero ad un risultato del tutto inatteso, Un album chiamato “Come Away With Me” di una sconosciuta chiamata Norah Jones risultava avere ben 9 brani (su 14) di grandissime potenzialità. Livelli che solo i Beatles hanno avuto. Per il team di ingegneri, sembrava essere la fine del progetto, un errore lampante che dimostrava l’inefficacia dell’algoritmo, Ed invece no. “Come Away With Me” esplose nelle charts di tutto il mondo diventando l’album più venduto del millennio (fino all’arrivo di “21” di Adele). Ma come è arrivata Norah al successo?
L’inizio trionfante: Come Away With Me
Nel 2000 l’appena 21enne statunitense Norah Jones entra nella Blue Note Records, etichetta discografica jazz faente parte della EMI Music. Nel 2002 arriva il suo primo album “Come Away With Me”. L’album incorpora il pop-acustico, il jazz, il blues e il country, un mix difficilmente etichettabile ma sicuramente efficace. L’andamento in classifica è stato a dir poco assurdo. l’album ha infatti debuttato alla 139 della Billboard 200. Il debutto flop era piuttosto ovvio: nessun singolo di successo, pochissime apparizioni TV, poco supporto radiofonico. La storia di Norah poteva finire qua ma l’album invece inizia a salire in classifica. Dopo 6 mesi dalla release, diventa platino negli USA. Solo nel 2003, ad oltre un anno dalla pubblicazione, raggiunge la vetta della Billboard 200.
Ancora oggi è difficile spiegare la ragione di questo successo. Fattostà che il passaparola tra il pubblico ha fatto la fortuna di “Come Away With Me”. Come tutti gli album di enorme successo, è stato decisivo il supporto del pubblico adulto, restio a scaricare illegalmente gli album. Non è un caso quindi che i singoli estratti dall’album abbiano raggiunto qualche risultato decente solo nelle Adult Chart. Per esempio il primo singolo “Don’t Know Why” ha peakkato alla 30 nella Billboard Hot 100 ma ha raggiunto la 4 nella Adult Contemporary Songs. Per il resto gli altri singoli “Feelin’ The Same Way”, “Come Away With Me” e “Turn Me On” non hanno avuto minimamente successo. Il successo anomalo dell’album è però continuato: nel 2005 ottiene la certificazione di diamante (10 mln di copie) negli USA. Anche in Francia e in Canada ottiene il diamante. In Australia ottiene 11 volte il disco di platino, 8 volte in UK. Ad oggi ha venduto oltre 26 mln di copie, risultando tra i 50 album più venduti di sempre.
Dal lato della critica, Norah Jones viene fin da subito acclamata. La media delle recensioni gli da un punteggio di 82/100, risultato veramente alto per una debuttante. Ai Grammy del 2003, Norah si porta a casa 5 premi tra cui Album Of The Year, Song Of The Year (“Don’t Know Why”), Best New Artist. Al termine della serata, Norah farà una dichiarazione che poco spesso sentiamo da chi fa incetta di premi: “Mi sento come se fossi andata al compleanno di quancun altro, è mi fossi mangiata tutta la torta, impedendo a tutti gli altri di prenderne un pezzo.”
Il successo riflesso: Feels Like Home
Superata la prima Era, inizia il difficile per la cantante americana. Quale strada doveva prendere? Lei che era riuscita ad ottenere un successo alluncinante senza diventare popolare. Si pensi solo all'”ABC” della musica di quegli anni (Avril Lavigne/Alicia Keys, Britney Spears/Beyoncè, Coldplay/Christina Aguilera), non c’è dubbio che essi fossero decisamente più noti. Doveva quindi togliersi di dosso la patina di cantante d’elite o doveva puntare a replicare il successo di “Come Away WIth Me” riproponendo la stessa formula? Il suo successo è la prova che la popolarità non serve alle vendite o semplicemente l’eccezione che conferma la regola?
Con questi interrogativi si ariva al 10 febbraio 2004, giorno della release di “Feels Like Home”, secondo album della cantautrice. Anche in questo caso ci troviamo di fronte un gioco di equilibrismi tra jazz e country intermediati dal pop. Il primo singolo “Sunrise” rappresenta però una novità perchè riesce ad avere un briciolo di successo: certificazione oro in Italia e Stati Uniti e quarta posizione nella Canadian Chart, Si tratta di risutati miseri ma che rendono “Sunrise” uno dei singoli di maggior successo ( o se preferite di minor insuccesso) di Norah.
Come atteso, l’album sbanca le classifiche vendendo nella prima settimana 1.047.000 copie nei soli Stati Uniti. Stando alle cifre di Mediatraffic, mondialmente “Feels Like Home” supera i 2 mln di copie in due settimane, i 4 mln di copie in 4 settimane. A fine anno avrà raggiunto un bottino di 9.020.000 copie. Ad oggi si stima tra i 12 e i 13 mln di copie.Indubbiamente a questo risultato ha contribuito il successo riflesso di “Come Away With Me”. Ma seppur ottime, le vendite dell’album sono state la metà rispetto al precedente disco. Ma soprattutto Norah Jones non era riuscita a trovare una via d’uscita al suo successo senza fama. Senza porre rimedio, la situazione poteva solo peggiorare.
Il successo si sgretola: Not Too Late
Nel musicbiz è paradossalmente più facile conquistare nuovi fans piuttosto che mantenere quelli che si hanno. Per questo è sempre decisivo un rinnovamento, un rinnovamento che possa far apparirti nuovo anche agli occhi di chi quei fans che ti hanno sempre sostenuto e che potrebbero stancarsi velocemente di te. Dopo il successo dimezzato di “Feels Like Home” Norah Jones non poteva più rinviare scelte musicali (e non) che avrebbero sancito il proseguo della sua carriera.
A gennaio 2007 arriva così “Not Too Late” e……nulla cambia. La proposta musicale/d’immagine rimane la stessa. Le conseguenze non poterono che essere pesanti. A fine 2007 l’album ha venduto 3.220.000, il 25% delle copie vendute dal precedente LP. I singoli (“Thinking About You”, “Not Too Late”, “Sinkin Song” e “Until The End”) si sono rivelati ancora una volta del tutto irrilevanti ai fini dell'(in)successo dell’album. “Not Too Late” sanscisce così l‘inizio dell’eclissamento di una cantante che fino a pochi anni prima, con le sue vendite, scriveva pagine di storia musicale.
The Fall, la caduta
Arriviamo così al 2009, come avevamo già avuto modo di dire, si tratta dell’anno spartiacque nella musica pop dell’ultimo decennio. L’anno da cui o si è usciti vincenti o si è usciti con le ossa rotte. “The Fall”, quarto album di Norah viene pubblicato nel periodo prenatalizio del 2009. Musicalmente Norah fa il primo vero cambio di direzione approciandosi al rock grazie anche ai nuovi collaboratori. Il CD viene anticipato dal singolo “Chasing Pirates” che si rivela l‘ennesimo buco nell’acqua.
Stessa impietosa sorte seguiranno i successivi singoli. Non c’è da sorprendersi quindi se “The Fall” si rivela proprio ‘una caduta’ nella carriera della cantante, Il CD ha ad oggi ha venduto circa 2 mln di copie. Come sempre accade, nel momento di difficoltà, si cerca di rimediare aumentando l’esposizione mediatica e così Norah Jones si esibisce nei più popolari show americani salvando il salvabile. Se con il precedente “Not Too Late” aveva ottenuto la doppia certificazione platino negli USA, con “The Fall” si ferma al platino.
Little Broken Hearts, ultima tappa del declino
Nel 2010, Norah Jones rilascia un album di cover duettando con grandi artisti. La compilation si rivela un pesante tonfo (peak alla 29 della Bilboard 200). Si arriva così al 2012, anno del quinto album di Norah intitolato “Little Broken Heart”. Il CD è stato scritto e prodotto dai soli Norah Jones e Bryan Burton. Anche in questo LP si alternano rock, jazz e blues…..musica ‘indie’ per usare una parola raffinata.
Il singolo di lancio “Happy Pills” ottiene un enorme successo…..si come no, non debutta in nessuna chart di rilievo. Norah Jones aveva perso persino quel minimo supporto radiofonico che fino ad allora aveva avuto. La pubblicazione di “Little Broken Heart”, a differenza delle precedenti, passa sotto silenzio mediatico così il CD debutta mondialmente con 212.000 copie. Ad oggi ha venduto intorno al milione di copie, ma nessuno se ne è accorto. Neanche il joint album “Foreverly” (2013) con Billie Joe Armstrong dei Green Day, riesce a far recuperare terreno a Norah Jones.
Spiegazioni di un crollo
Alla luce di questo cammino, la domanda che sorge spontanea è: il successo enorme di “Come Away With Me” ha giovato all’allora 23enne Norah Jones? Probabilmente no. A voler essere cattivi, si può dire che il successo del debut album ha segnato l’inizio della fine della sua carriera. Arrivare così in alto fin da subito e senza nessuna base d’appoggio (mediatico/radiofonico/popolare) significa essere destinati a cadere.
E più si cade dall’alto, più ci si fa male. E più ci si trova in alto e meno si ha la consapevolezza che ciò che si ha oggi potrebbe non esserci più domani. Quello che è mancato a Norah Jones e alla sua casa discografica è la capacità di rendersi conto che il successo di “Come Away With Me” era dovuto solo all’album, diventato nel corso dei mesi ‘di moda’, poco importava chi fosse a cantarlo. Con una visione in prospettiva, ci si poteva rendere subito conto che senza singoli di successo, senza impatto mediatico forte, senza un fan-base solido e senza un appoggio radiofonico non si sarebbe mai andati lontano. Norah Jones è diventata così l’emblema di come nel musicbiz, la sola musica non crea una carriera di lunga durata. E quando la crea, come nel caso di Norah Jones, finisce anche per distruggerla.