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Ecco una lista di 10 canzoni internazionali che hanno ottenuto risultati migliori da noi rispetto agli altri paesi.
Spesso noi italiani amanti della musica internazionale ci lamentiamo di come il mercato nostrano snobbi almeno il 60% di canzoni che all’estero diventano hit.
Capita sovente che brani che noi amiamo non vengano passati dalle radio nostrane e che non siano minimamente conosciuti dagli altri italiani, il che può farci innervosire anche parecchio, soprattutto quando ad attirare il pubblico che ci è connazionale sono dei tormentoni idioti e privi del benché minimo fine artistico.
Tuttavia ci sono alcuni (rari) casi in cui la situazione si è letteralmente capovolta.
Dei brani di ottima fattura e dotati di tutte le caratteristiche che servono per diventare delle grosse hit internazionali a volte sono stati snobbati nel resto del mondo ed hanno invece trovato un’ottima accoglienza nel mercato italiano.
In questo post ci soffermeremo su 10 casi di questo tipo che si sono verificati nell’ultimo decennio e che hanno fatto parlare moltissimo la blogsfera e la stampa italiana, notando come a volte ad aver “causato” il successo dalle nostre latitudini possa essere stato anche qualche fattore estraneo al mondo della musica.
Madonna – Girl Gone Wild
Nel mondo della musica, si sa, il ricambio generazionale prima o poi colpisce tutti, anche le dive che sono riuscite a creare imperi immensi e ad ottenere risultati che probabilmente nessuno mai eguaglierà. Madonna questo lo sa bene.
Se in passato in molti la vedevano come una sempreverde delle classifiche, qualcuno che non avrebbe mai subito un calo commerciale, oggi sappiamo che le cose non sono andate esattamente così, e che come tutte le leggende del passato ora Madge ha come punto di forza i tour e altri campi in cui ciò che conta non sono i risultati di oggi ma l’aver fatto la storia della musica.
Qui in Italia, però, questa situazione ancora non è verificata e la diva continua ad essere idolatrata come nessun altro lo sia mai stato tra le star internazionali. I media continuano a pubblicizzare la sua musica, i suoi fan italiani continuano a costituire un gruppo molto ampio, e così per il mercato italiano Madge è ancora una re mida che muta in oro tutto quello che tocca.
Ciò si è notato soprattutto durante la MDNA Era. Mentre nel resto del mondo il secondo singolo “Girl Gone Wild” è stato completamente snobbato da tutti (discoteche e qualche mercato di poco conto -Ungheria, Israele- a parte) qui da noi il suo successo è stato a dir poco immenso: no.4 in classifica, disco di platino, passaggi copiosissimi nelle radio.
Certo parliamo di una club banger dance-electropop uscita nel periodo d’oro di questi genere, quindi le carte in regola per un successo mondiale c’erano tutte, ma considerando i numeri fatti col tour in quel periodo credo a Madge vada bene così.
Jennifer Lopez – Papi
Un altra popstar che negli ultimi anni ha obbiettivamente visto i suoi numeri calare è Jennifer Lopez.
La superstar americana di origine latina, come sapete, è stata una delle personalità latinoamericane che sono riuscite a dominare completamente la scena tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, tuttavia negli ultimi anni (esclusa qualche hit) l’artista ha ottenuto risultati molto bassi per i suoi standard.
Qualcosa sembrava dover cambiare nel 2011 quando, con l’aiuto di Pitbull, JLO riuscì ad ottenere la hit più grande della sua carriera con “On the Floor”, un vero e proprio tormentone che ridiede linfa vitale alla sua carriera ma che poi restò per lo più un caso isolato, per quanto anche brani come “I’m Into You” e (soprattutto) “Dance Again” abbiano ottenuto un certo successo.
Tra i brani della Lopez che avevano una potenzialità immensa ma che sono passati inosservati il caso più emblematico è sicuramente Papi.
Canzone fresca e catchy come poche, video stupendo e molto movimentato, collaborazione con la FIAT per il lancio del primo modello creato insieme alla Crysler, tutto sembrava andare a favore del pezzo, e invece i principali mercati l’hanno snobbata del tutto.
Tra i pochi mercati in cui il brano ha avuto successo, l’unico dotato di un minimo di rilevanza è stato proprio l’Italia. Un po’ per via della pubblicità della FIAT (le pubblicità sono un grande mezzo per lanciare brani qui in Italia), un po’ per la scelta delle radio italiane di promuovere moltissimo una canzone creata anche per sostenere un prodotto industriale nostrano, il pezzo si è rivelato un grande tormentone estivo per l’Italia nel 2011.
Con un disco di platino ed un piazzamento alla no.3 in classifica, Papi è una delle più grandi hit di Jennifer Lopez in Italia.
Anastacia – Stupid Little Things
Un caso molto simile a quello di Madonna, e forse ancora più amplificato, è quello di Anastacia. parliamo di una delle voci più incredibili della sua generazione, un’artista con la A maiuscola che ha saputo rendere il suo stile così particolare da dar vita ad un genere completamente nuovo: lo sprock.
Ora voi direte: un’artista così merita un successo mondiale, come può un mercato non considerarla? Ed invece, per lei non è mai stato così. La sua patria, gli Stati Uniti, non ha mai dato all’artista una qualche possibilità di emergere, mentre il resto del mondo prima l’ha esaltata a grandissima superstar e poi l’ha pian piano abbandonata, non perdonandole un’assenza dovuta ad una grave malattia (ormai sconfitta).
In tutto questo, l’unico paese rimasto completamente fedele alla donna bianca con la voce nera è stata l’Italia. I nostri media e la nostra gente non hanno mai voltato le spalle a questa grande donna, hanno continuato a supportarla ed incoraggiarla in qualunque cosa lei faccia, atteggiamento che è stato ricambiato dall’artista che da qualche tempo a questa parte ci sta dando un’importanza che nessuna popstar americana (nemmeno Madonna) ci ha mai dato in passato.
In questo contesto, lo scorso anno la talentuosa donna è tornata in scena con un nuovissimo singolo intitolato “Stupid Little Things“, una up tempo puramente SPROCK capace di far venire fuori tutta la grinta, la forza e la bravura di questa donna. Si tratta di un vero capolavoro, da ogni punto di vista, eppure tutti i mercati principali lo hanno snobbato.
Anche in questo caso, l’unico Paese leggermente rilevante che l’ha supportata è stata l’Italia. Il nostro pubblico e le nostre radio hanno permesso ad Ana di arrivare alla no.20 in classifica e di conquistare il disco d’oro. Si tratta di risultati magri se confrontati al successo delle successive date italiane del “Resurrection Tour”, ma sicuramente un profitto superiore rispetto a quello ottenuto in tutto il testo del mondo.
Natalie Imbruglia – Want
L’Italia si è spesso affezionata con una facilità immensa a star originarie proprio della nostra nazione.
Certo negli ultimi anni ciò non è più accaduto con la stessa frequenza di un tempo (basti pensare a Demi Lovato che qua ha trovato successo solo con “Up” o ad Ariana Grande esplosa in ritardo rispetto al resto del mondo), ma in passato essere “italoqualcosa” assicurava un successo davvero senza limiti qui.
Ne sa qualcosa una certa Natalie Imbruglia. Una tra le cantanti australiane più famose di sempre, per alcuni anni lei ha ottenuto un successo incredibilmente forte in tutto il mondo. Successivamente ha iniziato a calare, ma anche quando pian piano il suo successo nel mondo di spegneva, Natalie continuava ad essere fortissima in Italia, riuscendo sempre ad ottenere grandi hit (almeno prima di sparire nel nulla).
Tra i brani di Natalie quello che assolutamente esprime al meglio questa situazione è senza alcun dubbio “Want”. Si tratta di una raffinata up tempo dance/synthpop in cui una Natalie più sensuale che mai rinfaccia tutti i trascorsi al suo ex marito, il tutto accompagnato da un video ultrasexy in cui l’artista, seminuda ma non volgare, si vendica del suo ex mostrandogli anche sul piano fisico ciò che ha perso.
Il brano era perfetto per essere una grande hit mondiale: genere, argomento e video erano di quanto più catchy fosse possibile immaginare, eppure le cose andarono male quasi ovunque: tutti i principali mercati snobbarono completamente l’intera Era discografica, tant’è che il pezzo non riuscì nemmeno ad entrare nella top 20 australiana.
Mentre il resto del pianeta la tradiva, L’Italia restò invece fedelissima a Natalie anche in questo caso: no.6 in classifica, disco d’oro, e passaggi radiofonici a non finire furono serviti al pezzo, che almeno da noi diventò così una delle hit più forti del 2009.
Peccato che questo fu il suo ultimo singolo per 6 anni e che questo abbia compromesso la sua popolarità anche nel nostro mercato…
Ne-Yo – Beautiful Monster
Un caso completamente diverso da quelli analizzati finora è sicuramente quello dei cantante R&B Ne-Yo.
Esploso prima come songwriter e poi come interprete, il gentleman della musica black nei primi anni di carriera è riuscito ad ottenere un successo incredibile in tutto il mondo, vendendo milioni e milioni di copie con i suoi primi 3 album ed ottenendo una hit dopo l’altra da questi progetti.
Visti gli enormi risultati conseguiti in questo periodo, l’artista prese una decisione che è spesso rivelata nefasta per molte carriere: quella di accostare al proprio genere uno più commerciale. In realtà questo progetto andò bene in un primo momento con il successo mondiale della hit “Closer”, tuttavia ciò deluse molti fan di vecchia data di Ne.Yo, che però continuarono a supportare l’Era discografica per via del materiale R&B presente nel disco.
Quando però l’artista (stimolato dalle nuove mode oltre che dal successo di “Closer”) decise di proporre un album prevalentemente pop con “Libra Scale”, i mercati che lo seguivano da più tempo gli voltarono immediatamente le spalle. Ma in Italia le cose andarono molto diversamente. Col suo solito tempismo, il Bel Paese si era accorto di Ne-Yo solo con “Closer”, dunque vide tutto ciò come una continuità da premiare.
Questo fu evidente soprattutto con “Beautiful Monster”, una up tempo dance-pop molto simile a “Closer” in struttura, melodia ed interpretazione che forse proprio per questo fu snobbata da quasi tutti i mercati che davvero contano.Tra di essi l’unico ad esaltare il pezzo a grande hit fu il Regno Unito (no.1 hit e disco d’oro), ma a parte il Giappone, la Korea del Sud (che allora erano meno forte di oggi) e qualche altro mercato minore, nessuno diede importanza a questo brano.
In questo contesto emerse l’Italia: proporzionalmente, il nostro mercato fu quello in cui il pezzo ottenne più successo in assoluto. Con un piazzamento alla no.3 della classifica, 11 settimane in top ten e un doppio disco di platino, la canzone è in assoluto la più grande hit di Ne-Yo nella nostra nazione.
Risultato meritato? Noi non lo crediamo, ma si sa che gli italiani l’R&B davvero non sanno neanche cosa sia…
Alexandra Stan – Cliché (Hush Hush)
Nell’anteprima vi ho accennato di eventuali fattori esterni al musicbiz che possono avere una forte influenza sul nostro mercato musicale. Ebbene, nello specifico facevo riferimento proprio al caso di cui parleremo adesso.
E’ risaputo che qui in Italia l’utilizzo di una canzone per uno spot pubblicitario da trasmettere nelle TV più importanti sia sinonimo obbligato di successo. Moltissimi sono gli artisti che hanno trovato il successo da noi in questo modo, ed in particolare una certa Alexandra Stan ha sperimentato sulla sua pelle questo particolare meccanismo con uno dei suoi singoli più sottovalutati: l’esplosiva e seducente “Cliché”.
Il brano è una up tempo dancepop in pieno stile est-europeo, una canzone ballabile, movimentata ed esplosiva, un pezzo interpretato con grinta e caratterizzato da un ritmo estremamente estivo. Insomma, una hit bell’è fatta, ma purtroppo quando la tua carriera viene oscurata da un orribile tormentone che pur donando il successo ha messo in secondo piano il tuo talento poco c’è da fare: rimarrai una One Hit Wonder a vita.
E così, tutti i mercati principali hanno completamente snobbato questa canzone, ma per fortuna qui in Italia non fu così. Grazie alla scelta della TIM di utilizzare questo pezzo come colonna sonora di uno spot, presto tutte le discoteche iniziarono a suonarla e tutte le radio la misero in rotazione, la sua popolarità crebbe enormemente e riuscì a sorpresa a diventare un grande tormentone estivo nel Bel Paese.
Certo il successo in questo caso è stato più che altro mediatico: il pezzo non ebbe certificazioni (a differenza della precedente “Lemonade”, che ottenne il disco d’oro) ed il suo piazzamento in classifica fu “solo” alla no.27, ma per una che ormai riesce a fare breccia nelle classifiche solo ad oriente ottenere una popolarità così ampia in uno stato occidentale come l’italia fu già un grande risultato.
Shakira feat Kid Cudi- Did It Again
Come abbiamo visto, un altro fattore non musicale che spesso aiuta le popstar a sfondare in Italia è l’essere di origini italiane.
Unendo questo fattore al suo talento e alla sua latinità, c’è una cantante che è riuscita a costruire un vero impero qui da noi, mettendo su un successo dopo l’altro e creando numerosi record inerenti al nostro mercato.
Certo, chiunque la conosca davvero sa che in realtà gli italiani conoscono si e no il 10% della Shakira artista, ma quando se la Diosa ne viene fuori con up tempo dal sound latineggiante, queste inevitabilmente riescono a sfondare e a creare veri e propri sfracelli.
Ciò si è notato molto negli ultimi anni, quando mentre in paesi più anglofoni i suoi singoli iniziavano a fare cilecca qui in Italia tutto continuava ad andare alla grande.
Questo fenomeno ha iniziato a farsi più evidente con il secondo singolo della “She Wolf” Era: “Did It Again”.
Mentre la title track aveva ottenuto un successo molto forte in tutto il mondo (pensate che si tratta del secondo singolo di Shaki più venduto in USA dopo “Hips Don’t Lie”), per il secondo estratto ci fu poco da fare e, nonostante la produzione di Pharrell, il pezzo passò quasi completamente inosservato.
Mentre in America Latina e Spagna la sua versione in spagnolo “Lo Hecho Esta Hecho” riusciva ad ottenere un certo seguito, ci fu un solo paese in cui la “Did It Again” originale fu un buon successo: l’Italia.
Qui da noi questa up tempo electropop così diversa dai classici successi di Shakira riuscì a conquistare la no.15 della classifica e fu un discreto successo nelle radio, risultati ridicoli se confrontati al dominio che dopo non troppo tempo sarebbe venuto fuori da “Waka Waka”, ma comunque nettamente superiori a quelli ottenuti dal brano nel resto del mondo.
Duffy – Well Well Well
Nel mondo della musica quando non punti per niente sull’immagine, hai una gran bella voce ed entri in scena con un debut album vendutissimo, non è detto che la tua carriera sia destinata a continuare ad andare a gonfie vele in eterno, anzi: non succede quasi mai.
Ne sa qualcosa una certa Duffy, interprete soul gallese che dopo il successone di hit come “Mercy” e del”album “Rockferry” (9 milioni di copie vendute nel biennio 2007-2998, anni in cui fare questi numeri era già diventato difficile), l’artista ha precipitata dalle stelle alle stalle già con il secondo album “Endlessy”, il quale ha ottenuto numeri molto bassi in confronto al predecessore.
Pensate che la casa discografica per promuovere il disco ha schierato un unico singolo: la frizzante e scoppiettante “Well Well Well”,
un brano che riusciva a farle usare la sua grande estensione e la particolarità del suo timbro in maniera simpatica e coinvolgente, una missione non da poco e che teoricamente avrebbe potuto dar vita ad un successo planetario.
Ciò però non avvenne: il pezzo fu snobbato da tutti i mercati principali, e questo nonostante fossero passati solamente due anni dai tempi di “Mercy”.
Per fortuna, in tale contesto l’Italia fu l’unico mercato leggermente importante a darle seguito, e tutto ancora una volta per un fattore che abbiamo già incontrato due canzoni fa: l’inserimento del pezzo in uno spot pubblicitario.
Grazie alla sua presenza nella pubblicità della Tim (proprio come Cliché!), il pezzo arrivò subito al cuore degli italiani, il che lo esaltò a grande hit nelle radio nostrane (soprattutto RTL) ed a buon successo in classifica: suo fu il piazzamento alla no.9 nella chart F.I.M.I., il secondo più più alto dopo il Belgio per questa canzone!
Non ci furono certificazioni, ma direi che la situazione basti per definire i”Well Well Well” un buon successo nella nostra nazione.
Catalin Josan – Don’t Wanna Miss You
A differenza di altri mercati, tra i mille problemi che si ritrova il mercato italiano almeno un pregio può vantarlo: quello di non essere schizzinoso verso la musica che proviene anche da paesi di importanza non proprio primaria a livello internazionale.
Dunque, se una canzone incontra il favore delle nostre radio più importanti, allora potete stare tranquilli che si trasformerà in un successo anche se il suo interprete non viene da USA o UK. Un caso emblematico è senza alcun dubbio quello del cantante moldavo Catalin Josan, il quale nel 2010 venne fuori dal nulla con una canzone a dir poco stupenda: “Don’t Wanna Miss You”.
Classica up tempo pop strumentale, molto diversa dalle hit est-europee che andavano per la maggiore in quegli anni (“Mr Saxobeat” e “Hot” docent), questa canzone è caratterizzata da un testo estremamente romantico e da un’interpretazione ed una base che sanno scatenare le migliori emozioni all’interno dell’ascoltatore, portandolo a vivere con spensieratezza ed a dimenticarsi per qualche minuto di tutti i suoi problemi, un qualcosa che solo le canzoni più genuine riescono a produrre.
Insomma, le carte in regola perché il brano diventasse una hit mondiale c’erano davvero tutte, eppure a livello internazionale nessuno si rese conto del talento di questo ragazzo e “Don’t Wanna Miss You” mancò l’ingresso in praticamente tutte le classifiche rilevanti, sia in quelle di vendita che in quelle radiofoniche.
Per fortuna, le radio italiane si resero invece conto della bellezza di questa canzone, e con continui passaggi ne fecero un vero e proprio tormentone, dando a questo ragazzo un lungo periodo di popolarità nel Bel Paese. Ad aiutarlo ci fu anche la scelta di utilizzare il brano come colonna sonora degli spot della Vodafone il che, come per alcuni brani visti in precedenza, garantì al pezzo un buon successo anche a livello commerciale.
In fin dei conti, la canzone è riuscita ad ottenere il disco d’oro, permettendo a Catalin di avere la sua prima ed unica certificazione in un paese occidentale. Mica male per uno che non è mai riuscito a sfondare davvero…
Hilary Duff – Reach Out
Mentre oggi volendo si può anche girare un video soft porno per accompagnare una canzone, qualche anno fa il pubblico si scandalizzava ancora per poco, definendo sconci e di cattivo gusto dei video semplicemente sexy e provocanti.
Molti artisti che hanno provato a modificare la loro immagine in questo modo sono rimasti scottati dal pensiero buonista di un grande pubblico sempre ipocrita, il che spesso ha causato il flop di lavori di buona qualità. Tra coloro che hanno pagato un prezzo molto alto per questo motivo c’è anche Hilary Duff.
Quando il suo contratto con la Hollywood Records giunse al termine, i dirigenti la obbligarono a pubblicare un GH. Questa scelta era profondamente contraria al volere della star (all’epoca solo 21nenne), ma per “fortuna” la label le diede carta bianca almeno per il singolo di lancio. A questo scopo, l’artista scelse di rilasciare “Reach Out”, brano contenente un sample della celeberrima hit dei Depeche Mode “Personal Jesus”.
Per questo brano, Hilary decise di proporsi con un’immagine completamente diversa rispetto al passato, tornando al biondo dei suoi primi album ma approfondendo ancora più la sensualità già sperimentata nei video di “Dignity”.
Ciò produsse un video molto sexy e provocante, è vero, ma mai eccessivo e volgare, tuttavia il pubblico non era ancora pronto ad una mossa del genere da parte della Duff,e così “Reach Out” fu condannato a floppare quasi ovunque.
Anche in questo caso, però, a salvare il salvabile ci pensò il mercato italiano. Qui da noi, Hilary ha sempre avuto una popolarità immensa rispetto al resto del mondo e così, con un brano capace di riproporre in chiave moderna un ritmo così conosciuto, la ragazza non poteva di certo mancare l’approdo nella classifica F.I.M.I., dove anzi il brano si trasformerà in uno dei suoi più grandi successi.
Con un piazzamento alla no.3 in classifica ed ottimi passaggi radiofonici, il brano concluse in bellezza il periodo di grande successo di Hilary in Italia. Peccato che la lunga assenza le abbia fatto perdere la popolarità anche nel Bel Paese…
Che dire, tutti questi brani sono di ottima fattura e tutti avevano le carte in regola per essere dei successi mondiali, eppure solo l’Italia
(quando per un motivo, quando per un altro) ha saputo garantire loro grande popolarità… Che ne pensate di questo fenomeno?